Usai, E., Calò, C.M., Usai, L., Gaudina,
E., Spiga, C., 2017. Il materiale osteologico umano proveniente da tre tombe
dei giganti presenti nel territorio di Villamassargia (Sardegna, Italia).
Antropo, 38, 13-23. www.didac.ehu.es/antropo
Il materiale osteologico umano
proveniente da tre tombe dei giganti presenti nel territorio di Villamassargia (Sardegna,
Italia)
Human
osteoarchaeology of three sardinian tombs of giants, Villamassargia (Sardegna,
Italia)
Elena
Usai1, Carla M. Calò2, Luisanna Usai3, Elisabetta
Gaudina4, Chiara Spiga2
1 PhD, collaboratore
esterno Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Province di Cagliari e
Oristano e del Dipartimento Scienze della Vita, dell’Ambiente e del Farmaco,
sezione di Neuroscienze e Antropologia, Università di Cagliari
2 Dipartimento
Scienze della Vita, dell’Ambiente e del Farmaco, sezione di Neuroscienze e
Antropologia, Università di Cagliari, Cittadella Universitaria, 09042
Monserrato
3 Soprintendenza per i Beni
Archeologici delle Province di Sassari e Nuoro
4 Museo archeologico
comunale Villassimius
Corrispondenza: Elena Usai.
eusai@unica.it
Parole chiave: osteoarcheologia,
bioantropologia, resti scheletrici, tombe dei giganti, Sardegna, età del
Bronzo, Monte Ollastu.
Key
words: osteoarchaeology, bioanthropology, skeletal remains,
tombs of giants, Sardinia, Bronze age. Monte Ollastu
Riassunto
Nel territorio di Villamassargia (Sardegna, Italia) la
campagna di scavo del 1998-1999 ha messo in luce la presenza di tre tombe dei
giganti datate tra Bronzo Medio e Bronzo Recente. L’area è localizzata nella
provincia di Carbonia-Iglesias, nella parte Sud occidentale della Sardegna. Le
tre tombe dei giganti, che non vertevano in un perfetto stato di conservazione,
hanno restituito corredo funerario, soprattutto di tipo ceramico e resti ossei
per i quali è stata eseguita un’analisi antropologica. Dalla stima del numero
minimo di individui il campione è risultato costituito da 24 individui (8
maschi, 4 femmine e 12 indeterminati), rappresentanti di diverse fasce di età
(dall'infantile alla senile). Lo stato di salute
risulta essere complessivamente buono,
non sono stati identificati, infatti, stress metabolici, gravi affezioni
dentoalveolari e infezioni ricorrenti.
Abstract
In the territory of Villamassargia
(Sardinia, Italy), excavation of the 1998-1999 revealed the presence of three
giant tombs dating back to the Middle and Late Bronze Age. The area is located
in the province of Carbonia-Iglesias, in the south-western part of Sardinia.
The three tombs of the giants, which did in a bad state of conservation,
returned funerary set, especially ceramic, and bone remains for which an
anthropological analysis was performed. From the estimate of the minimum number
of individuals, the sample consisted of 24 individuals (8 males, 4 females and
12 indeterminate), representing different age groups (from infantile to
senile). The state of health is overall good, in fact, metabolic stress, severe
dentoalveolar infections and recurrent infections have not been identified.
Introduzione
Le "tombe di giganti" sono sepolture megalitiche che si trovano esclusivamente in Sardegna e costituiscono le tombe tipiche e quasi esclusive del periodo nuragico. In genere le tombe sono singole ma è frequente il caso di siti con due monumenti e si hanno anche necropoli con tre, quattro, cinque ed eccezionalmente sei e sette. Di solito si trovano in stretta relazione con il nuraghe e/o il villaggio; quando però costituiscono dei veri sepolcreti non sono legati ad una singola unità insediativa ma sembrano costituire un’area comunitaria collegata a più insediamenti disposti nel territorio circostante.
La copertura esterna della camera funeraria presenta altezza decrescente
dalla fronte verso il fondo. Anche i bracci decrescono dal centro alle
estremità e racchiudono, a loro volta, un’area semicircolare, la così detta
“esedra”, marginata talvolta da un bancone-sedile. Al centro dell’esedra si
trova spesso la “stele centinata”, formata da una o due grandi pietre lavorate sovrapposte
sì da costituire una grande lastra, arrotondata nell’estremità superiore e
provvista di cornice sui bordi e listello trasversale a metà corpo. Alla base è
scolpito un portello molto angusto al quale, per le dimensioni molto ridotte, è
difficile riconoscere un utilizzo funzionale. Si tratta, piuttosto, di un
elemento di valenza simbolica, probabilmente la rappresentazione dell’ingresso
nel regno degli inferi, mentre è più che plausibile l’ipotesi che la
deposizione dei defunti avvenisse, nel tipo di tombe con copertura a lastroni,
dalla parte alta della camera.
Sulla base di una diversa tecnica costruttiva si possono dividere le
tombe di giganti in due gruppi fondamentali: le tombe con esedra ad ortostati
(cioè con lastroni infissi a coltello) e “stele centinata” e quelle con
facciata a filari e ingresso architravato. Le prime sono diffuse nella Sardegna
centro-settentrionale e solo sporadicamente nel meridione dell'Isola.
Le tombe di giganti sono sepolture collettive con rituale inumatorio a deposizione primaria (Antona et al., 2011); quando sono ben conservati i resti ossei documentano deposizioni primarie lungo tutto il corridoio, come nelle tombe di Lu Brandali e di La Testa a Santa Teresa di Gallura (Antona, 2008).
Appaiono nella loro forma definitiva già dalle prime fasi della civiltà nuragica, nell’ambito del Bronzo Medio (1600-1300 a.C.), se ne costruiscono ancora nel Bronzo Recente (1365-1150 a.C.) mentre dopo questa fase si continuano ad utilizzare le tombe esistenti ma non se ne costruiscono di nuove (Moravetti, 2014; Usai, 2015).
Il sito
Il territorio del comune di Villamassargia, in provincia di Cagliari (Sardegna, Italia) (Figura 1), fu abitato sin dal Neolitico Antico, come testimoniano i resti archeologici. Intensa fu la frequentazione in epoca nuragica testimoniata da diversi nuraghi e tombe di giganti (Canino, 1998; Usai, 2006).
Tra le testimonianze di età nuragica rivestono particolare importanza le tombe di giganti di Monte Ollastu scavate tra l’autunno del 1998 e la primavera del 1999. In questa località erano già note due tombe, ma con l’indagine archeologica è emersa la presenza di una terza sepoltura. Le tombe sono state datate, sulla base dei materiali archeologici rinvenuti, nell’ambito del Bronzo Medio e del Bronzo Recente, tra il XIV sec. a. C. e la metà del XII secondo la cronologia tradizionale (Gaudina e Usai, 2015).
Figura 1. Cartina della
Sardegna con la localizzazione del sito di Villamassargia
Figure 1. Map
of Sardinia with the location of Villamassargia site.
Tomba 1
Tutte le tombe di Monte Ollastu presentano il consueto schema planimetrico con orientamento Nord-Est, Sud-Ovest.
La camera della tomba 1 risulta essere chiusa da un’abside della quale, tuttavia, manca la parte terminale. L’esedra è costituita, sull’ala destra, da sei ortostati e su quella sinistra dalla roccia naturale affiorante.
Lo scavo del corridoio funerario ha restituito i resti degli
inumati, in pessime condizioni di conservazione e concentrate in particolare
verso i lati. In prossimità dell’esedra le ossa tendevano a diminuire (Figure 2
e 3).
Figura 2. Villamassargia
– Monte Ollastu. La tomba 1 in fase di scavo.
Figure 2. Villamassargia
– Monte Ollastu. Grave 1 during excavation.
Figura 3. Villamassargia
– Monte Ollastu. Due olle rinvenute nel corridoio funerario della tomba 1
Figure 3. Villamassargia
– Monte Ollastu. Funerary set of Grave 1.
Tomba 2
Si trova a circa trenta metri dalla tomba 1 e presenta lo
stesso orientamento. Alcuni dei blocchi che originariamente costituivano
l’esedra sono stati trovati sparsi nel terreno.
Della tomba rimanevano sparsi sul terreno, nelle immediate
vicinanze, alcuni blocchi ben lavorati di arenaria locale costituenti
inizialmente la struttura dell’esedra, prima che un intervento intenzionale di
mezzi meccanici la distruggesse quasi completamente (Figura 4).
Si sono potuti recuperare, almeno in parte, gli inumati e il
corredo funerario. Al momento dello scavo sono stati individuate alcune
concentrazioni di materiale osseo, ma solamente di un individuo è stato
possibile individuare una porzione di cranio, due femori e piccoli frammenti di
vertebre in connessione anatomica. Due crani (uno integro e un frammento) e
altre ossa apparivano concentrati nel settore nord-occidentale della camera.
Figura 4. Villamassargia
– Monte Ollastu. La tomba 2 dopo lo scavo.
Figure 4. Villamassargia
– Monte Ollastu. Grave 2 after excavation.
Tomba 3
La tomba è ubicata in un settore più orientale rispetto alle
altre due e ad una quota più bassa. Si imposta sul piano roccioso e anche in
questo caso manca la parte absidata che chiudeva la camera. Lo strato che
doveva inglobare i resti degli inumati e il corredo funerario ha restituito
unicamente piccoli frammenti di ossa umane, in particolare un femore e vari
frammenti di ossa lunghe, alcuni frammenti di cranio e vari denti sparsi nel
terreno (Figura 5).
Figura 5. Villamassargia
– Monte Ollastu. La tomba 3 in fase di scavo.
Figure 5. Villamassargia
– Monte Ollastu. Grave 3 during excavation.
Materiali e metodi
Le porzioni scheletriche più rappresentate in tutte le tombe
sono risultate quelle craniche le quali hanno permesso il calcolo del Numero Minimo di Individui (NMI). L’attribuzione a singolo individuo è
risultata essere particolarmente complessa per la natura stessa del sito, per
le condizioni frammentarie del materiale e per la completa assenza di alcune
porzioni scheletriche. Poco rappresentate o assenti, infatti, alcune porzioni
scheletriche (ossa lunghe arto superiore ed inferiore, ossa del carpo e del
talo, falangi mano e piede, rotule, clavicole, coste, sterno, nuclei di
ossificazione giovanili ecc.). Sono stati quindi attribuiti, quando possibile,
alcuni segmenti scheletrici per la ricomposizione degli individui.
Attraverso lo studio dei tratti che
caratterizzano il dimorfismo sessuale di cranio e bacino e sulla base di
differenti metodiche è stato
identificato, quando possibile, il sesso (Ferembach et al., 1977-79; Borgognini Tarli e Pacciani, 1993; Minozzi e
Canci, 2015; Schutkoski, 1993).
L’età alla morte è stata calcolata sulla base degli stadi di
maturazione o di degenerazione scheletrica e dentaria, servendosi di diverse
metodiche (Introna e Dell’Erba, 2000; Lovejoy,1985; Lovejoy et al., 1985; Burns, 1999; Ubelaker,
1989; Stloukal e Hanakova, 1978; Minozzi
e Canci, 2015; Sjøvold, 1990). È
necessario tener presente che molti di questi metodi sono stati calibrati su
popolazioni moderne e presentano limiti determinati dalla variabilità
popolazionistica, sessuale e storica.
Le misure
antropometriche e gli indici sono stati rilevati e calcolati in accordo con le
indicazioni di Martin e Saller e successivi autori (Martin e Saller, 1957-1962;
Borgognini Tarli e Pacciani, 1999; Minozzi e Canci, 2015). La statura è stata
stimata negli adulti a partire dalla lunghezza delle ossa lunghe degli arti
(Manouvrier, 1893). Per tutti gli individui, le cui condizioni di conservazione
e completezza delle ossa lo consentivano, si è segnalata l’eventuale presenza degli indicatori patologici (Mariotti
et al., 2007; Rubini, 2008; Hillson,
1986 e 1996; Brothwell, 1981) e di eventuali indicatori di attività (Goodman e
Rose, 1990; Borgognini Tarli e Reale, 1997).
Risultati e
discussione
Complessivamente il sito di Monte Ollastu ha restituito un
totale di 24 individui. A causa della frammentarietà dei resti scheletrici e
dell’assenza di connessioni anatomiche solo per 12 individui su 24 è stato
possibile identificare il sesso e questi risultano essere 8 individui maschili
e 4 femminili (Tab. 1).
|
Maschi |
Femmine |
Indeterminati |
Totale |
Subadulti (età indeterminata) |
0 |
0 |
0 |
0 |
Infans 1 (0-6 anni) |
0 |
0 |
3 |
3 |
Infans 2 (7-12) |
0 |
0 |
0 |
0 |
Giovani (13-20) |
2 |
1 |
1 |
4 |
Adulti (età indeterminata) |
2 |
1 |
3 |
6 |
Giovani (21-25) |
1 |
0 |
1 |
2 |
Adulti (25-35) |
1 |
1 |
2 |
4 |
Maturi (35-45) |
2 |
0 |
1 |
3 |
Senili (45 - XX) |
0 |
1 |
1 |
2 |
Totale |
8 |
4 |
12 |
24 |
Tabella 1. Composizione
per sesso e per età degli individui presenti nel campione proveniente da Monte
Ollastu (Tombe 1, 2 e 3).
Table
1. Individuals from Monte Ollastu excavation subdivided
on the bases of sex and age
Tomba 1
Il campione proveniente dalla Tomba 1 ha restituito un NMI
di 17 individui, di cui 5 sono risultati essere individui maschili, 3 femminili
e 9 di sesso non determinabili. Per quanto riguarda l’età un ampio range
risulta essere rappresentato:
- 2 individui senili con
età superiore a 45 anni,
- 2 individui maturi di età compresa tra 35 e 45,
- 4 individui adulti di
età compresa tra 25 e 35 anni,
- 2 individui giovani
adulti di età compresa tra i 21 e 25
- 3 individui adulti di
età non identificabile,
- 3 individui giovani
tra 13 e 20 anni.
- 1 individuo subadulto,
di età inferiore a 6 anni.
Tutti gli individui che hanno consentito una misurazione
cranica o un esame morfologico, sia maschi che femmine, sono caratterizzati da dolicocrania (da
controllare valori). Tale forma risulta fortemente presente anche in altre
serie coeve del bronzo recente (Germanà,
1995).
Dell’arto superiore si sono potute misurare solo pochissime ossa, e solo in rari casi si sono potute attribuire a qualche individuo. Due omeri (uno destro e uno sn), che non è stato possibile attribuire ad alcun individuo, denotano entrambi euribrachia (i. 86= dx e i. 89= sn). L’euribrachia denota mancanza di appiattimento della diafisi (Minozzi e Canci, 2015)
Un’ulna sinistra (non attribuita) ha
riportato un valori diafisario, denotante ipereurolenia (i. 115) ossia mancanza di appiattimento porzione superiore diafisi ulna (Minozzi
e Canci, 2015).
Gli inumati della T1 di monte Ollastu,
appaiono caratterizzati da un uso abbastanza intenso e prolungato degli arti
inferiori. Questi appaiono robusti e plasmati dalla prolungata attività fisica,
sia nelle porzioni ossee attribuite ad individui specifici sia in 5 femori
isolati ricostruiti e parzialmente misurabili, che non è stato possibile
attribuire ad alcun individuo in particolare e che non modificano NMI. Di
questi 3 femori dx (n°1, n°3 e n°4), a cui non è stato possibili attribuire
altri segmenti ossei se non, nel caso del n°1 il femore contro laterale
(denominato n° 1 sn). Questi appartenevano presumibilmente a dei maschi;
presentano ispessimento e ossificazione della linea aspra.
Il femore n°1, in particolare, presenta evidenti inserzioni muscolari con spicole e osteofiti nei punti di inserzione muscolare; a livello della testa del femore presenta la faccetta di Poirier, tipica delle posizioni a ginocchia flesse su un sedile basso. Medio è risultato il valore dell'indice pilastrico (i.115). Un valore di indice pilastrico uguale o maggiore del grado medio, indica un forte sviluppo della linea aspra; secondo alcuni autori questo sarebbe un indicazione di postura eretta prolungata (Borgognini Tarli e Pacciani, 1993), mentre per altri sarebbe un indicatore generico di stress biomeccanico (Minozzi e Canci, 2015).
Anche nel
femore indicato come n°3 l'indice pilastrico ha indicato un grado medio (i. 115).
Presenta inoltre un terzo trocantere accessorio, tipico di un soggetto che
svolge un'intensa attività fisica a carico del grande gluteo e della gamba in
generale (forti camminatori in terreni impervi).
Anche il femore
n°4 presenta un indice pilastrico medio (i.116), e doveva appartenere ad un
maschio adulto robusto.
Un analogo coinvolgimento non è osservabile
sul femore n° 2, presumibilmente femminile, decisamente più esile al solo esame
morfologico (indice pilastrico non calcolabile).
Il n° 5, un maschio gracile, presenta un
indice pilastrico, indicante uno scarso sviluppo della linea aspra (i. 93); lo
stesso femore presenta platimeria (i. 82), come il femore appartenente ad un soggetto
femminile, il n° 2, che comunque presenta un valore di indice inferiore (i. 71).
La platimeria, ossia lo schiacciamento della sezione del femore nella porzione
superiore di misurazione della sezione diafisaria, da molti autori sarebbe un indicatore di stress nutrizionale
e ambientale (Minozzi e Canci, 2015).
Il femore 1, l’unico
che ha restituito una misura massima utile per il calcolo della statura sul
vivente di sesso maschile, indicherebbe una statura di circa 1660 mm; il femore
numero 2, indicherebbe invece una statura di circa 1500 mm per le femmine. Un
unico dato non può ovviamente bastare per stabilire una media del gruppo, ma
può comunque fornirci un’idea indicativa.
Osservazioni sullo stato
di salute
Il cranio attribuito all’individuo 5 (il n 7) presenta lieve
cribra orbitalia. Questa porosità viene spesso associata ad anemia ma anche a
carenze vitaminiche (come lo scorbuto) o altre patologie (come anemia
emolitica).
Il cranio denominato 6 al momento dello scavo poi attribuito
a un individuo (Individuo n. 4) è risultato essere affetto da osteoma. Si
tratta di un adulto (di età maggiore di 35 anni, dal grado di obliterazione
cranica), di sesso indeterminato, alla quale è stato possibile attribuire solo
il cranio, con porzione di mascellare.
L’osteoma ha una
dimensione di 15 mm di diametro e uno spessore massimo di 8 mm ed è localizzato
sul lato destro del frontale (Fig. 6).
Si tratta di un tumore benigno di lenta formazione e
generalmente localizzato sul tavolato esterno del cranio. Infatti, nonostante
possa svilupparsi in qualsiasi distretto scheletrico, è maggiormente frequente
nel frontale e nelle cavità sinusali e nel meato acustico (Aufderheide e Rodriguez-Martin, 1998).
Secondo studi recenti, i maschi adulti, di oltre 40 anni di età, risultano
essere maggiormente affetti da questo tipo di patologia (Waldron, 2009).
Figura
6.
Cranio di individuo adulto con osteoma.
Figure
6.
Adult human skull with osteoma.
Per quanto riguarda le affezioni dentoalveolari si sono
riscontrati tre casi tra i pochi denti attribuibili a specifici individui.
Si sono rinvenuti alcuni casi di carie a carico di un unico
individuo (Individuo n. 3), un maschio adulto di 35-45 anni; 3 molari
presentano carie del colletto, 1altro dente (sempre molare) presenta una carie della
faccia masticatoria.
In un altro individuo (n.4, un adulto di sesso
indeterminato, di età > 35 dall’usura dentaria, affetto da un osteoma)
presentava nell’emimascellare dx un ascesso che aveva causato in vita la
perdita del secondo incisivo superiore dx e probabilmente ha provocato un
ascesso che ha causato una lesione osteolitica ovale (di 6 x7mm) osservabile nel
palato.
Nell’individuo n. 6 (costituito da Cranio 8, e porzione di
emimandibola destra, una femmina adulta, di età indeterminata), i premolari
risultano persi in vita, e gli alveoli completamente riassorbiti.
Tomba 2
Il NMI risultante per questa sepoltura è di 6 individui (3 Adulti
e 3 Subadulti). Il NMI degli individui è stato calcolato principalmente dai
tali e dalle ulne. Le pessime condizioni del residuo materiale scheletrico non
hanno consentito ulteriori attribuzioni ai due crani numerati come C1 e C2 al
momento dello scavo, al quale è stata conservata tale denominazione anche dopo
il restauro. Si tratta di un individuo (Individuo n. 1, cranio C1) adulto di
sesso maschile (35-45 anni), un altro adulto maschio di età indeterminata
(Individuo n.2, Cranio C2), e un terzo adulto (Individuo n. 3) di sesso ed età
indeterminato, dedotto dal NMI.
Tra i subadulti troviamo invece una giovane donna (Individuo
1 SA di 15-20 anni) e due bambini, uno di 3-4 anni e uno tra 0 e un anno, entrambi di sesso
indeterminato.
L’unico individuo di cui si è potuta rilevare qualche misura
è l’I1 SA. Questo, di sesso femminile (15-20 anni), presentava in entrambi i
femori un indice pilastro nullo (i. 89 = dx e i. 85= sn). La linea aspra poco
pronunciata rivela una scarsa attività fisica a carico degli arti inferiori.
Le
uniche altre due ossa della quale si sono effettuate qualche misura sono due
ulne che non si sono potute attribuire. La prima, sembra appartenere a un
maschio adulto, piuttosto robusto (i. di 87), che denota eurolenia ossia un
medio appiattimento trasversale della
sezione superiore dell’ulna. La sua statura è stata stimata di circa 1574 mm.
La
seconda ulna, appartenente sempre ad un adulto (di età e sesso
indeterminabile), risulta più esile dell’altra, presenta un indice olenico che
presenta ipereurolenia (i. 116).
Tomba 3
Nella sepoltura denominata T3, sono stati rinvenuti pochi
frammenti ossei umani, attribuibili a un unico individuo di probabile sesso
maschile, di età adulta; vengono attribuiti a tale individuo un femore destro
fortemente frammentario, un frammento di ulna di lato indeterminato, frammenti
di ossa lunghe e 12 denti isolati.
Conclusioni
Dalle analisi osteologiche condotte possiamo dire che all’interno
delle tombe megalitiche in esame sono stati inumati individui appartenenti a
diverse fasce di età, da quella senile a quella infantile, con individui che
superano i 45 anni e almeno 3 bambini di età inferiore ai 6 anni (due di 3-4
anni e uno di età 0-1 anno). La presenza di individui subadulti all’interno
delle tombe dei giganti è stata confermata anche dalle analisi eseguite su
reperti ossei coevi, come le tombe dei
giganti di Ingurtosu Mannu (Donori), e Sa Serra Masi di Siliqua,
del nuraghe Arrubiu di Orroli e di Is Lapideddas (Gonnosnò), oltre che
Grutti Acqua di S. Antioco (Martella et
al., 2014; Perra et al., 2015; Pische,
2016; Buffa et. al, 1996).
Tutti gli individui che hanno consentito una valutazione morfologica
o il calcolo dell’indice cranico hanno denotato dolicocrania, in accordo con le
serie coeve, che si datano tra Bronzo antico e medio e le serie coeve del
Bronzo recente, come quelli provenienti dalla tomba dei giganti di Lu Brandali,
Santa Teresa di Gallura (Germanà, 1995).
Presentano, inoltre, inserzioni muscolari sviluppate
soprattutto a livello degli arti inferiori, che denotano un buon livello di
attività fisica per gli individui maschili, al contrario l'analisi del femore
femminile dimostra un certo grado di sedentarietà, o comunque di attività che
non interessavano gli arti inferiori.
La statura media stimata (M = 1615
mm; F = 1500 mm), ottenuta dalle poche ossa
lunghe misurabili (T1+ T2), è comunque risultata
nel range europeo, e molto simile quella calcolata per l'intera Sardegna (Martella
et al., 2016).
Lo stato di salute risulta essere complessivamente
buono, solo alcune affezioni dentoalveolari e un tumore osseo benigno.
In
conclusione, il gruppo umano di Monte Ollastu era caratterizzato da buone
condizioni di salute e da uno stile di vita impegnativo dal punto di vista
fisico che coinvolgeva sopratutto il sesso maschile. In particolare, le
modificazioni morfologiche legate ad ipertrofia muscolare a carico degli arti
inferiori, pur di grado medio, suggeriscono una certa mobilità sul territorio
tipica delle società con attività di sussistenza legate alla caccia o alla
pastorizia.
La presenza di individui maschili e
femminili e di individui subadulti, confermerebbe l’ipotesi di Perra che, in
base allo studio del corredo funerario, sostiene che questo tipo di deposizione
collettiva sia stata usata indistintamente per individui maschili e femminili
e, inoltre, senza distinzione su base gerarchica (Perra, 2001). Questi dati sembrebbero
anche confermare l’ipotesi secondo cui questa tipologia tombale fosse di tipo familiare
(Laneri, 2011; Pische, 2016).
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