Sanna, E., 2002, Il secular
trend in Italia. Antropo, 3,
23-49. www.didac.ehu.es/antropo
Il secular trend
in Italia
Secular trend in Italy
Emanuele Sanna
Dipartimento di Biologia Sperimentale, Sezione di Scienze Antropologiche, Università degli Studi di Cagliari, Cittadella Universitaria, SS 554 (km 4,5), 09042 Monserrato, Italia. E-mail: sannae@unica.it
Riassunto
In questo studio si analizzano alcuni aspetti del secular
trend in Italia. In particolare
si discutono i dati dei neonati sardi, dei bambini italiani dai 6 ai 12 anni
per statura e peso, dei bambini dai 7 ai 10 anni della Città di Cagliari
(Sardegna) per diverse variabili antropometriche, la statura dei coscritti
italiani alla visita di leva, e di femmine adulte della Sardegna (19-29 anni),
l’età al menarca ed
alla menopausa in donne della provincia di Bologna e della Sardegna, le
dimensioni della testa in adulti sardi (19-29 anni). I dati sui neonati sardi
indicano che i neonati attuali presentano maggiori valori medi per quanto
riguarda il peso, la lunghezza, il perimetro toracico, la circonferenza
cefalica. I dati sulla statura dei bambini italiani dai 6 ai 12 anni e quelli
dei coscritti alla visita di leva suggeriscono che il relativo incremento
secolare tende a diminuire la sua intensità. Le dimensioni corporee dei
bambini della Città di Cagliari (7-10 anni) indicano che i bambini
attuali sono, in media, più alti, più longilinei, più
larghi e più pesanti, nonché con teste più allungate e facce
più larghe dei coetanei dello stesso sesso di due decadi fa. Il trend verso una diminuzione dell’età
al menarca ha presentato una inversione di tendenza nella provincia di Bologna,
mentre l’età alla menopausa sembra continuare il suo trend verso una posticipazione. In base ai dati
sull’indice cefalico di maschi (19-29 anni) della Città di
Cagliari confrontati con quelli dei coscritti della provincia di Cagliari, alla visita di leva del 1879-1883, si
deduce, perlomeno per il periodo considerato, una tendenza alla
brachicefalizzazione. Infine si discutono le cause che influiscono sul secular
trend.
Abstract
In this study, some aspects of the secular
trend in Italy are analyzed. In particular, I discuss data for: Sardinian
newborns for some anthropometric traits; Italian children aged 6 to 12 years
for stature and weight; children from the City of Cagliari (Sardinia) aged 7 to
10 years for various anthropometric variables; Italian conscripts for stature;
female Sardinian adults (19-29 years) for stature; females from Bologna and
Sardinia for age at menarche and age at menopause; Sardinian adults (19-29
years) for head dimensions. The data for Sardinian newborns indicate that they
currently present higher mean values of weight, length, chest perimeter and
cephalic circumference. The stature data for the 6-12 year-old Italian children
and the Italian conscripts suggest that the intensity of the secular increase
of stature is tending to diminish in Italy. The body dimensions of the 7-10
year-old Cagliari children indicate that, on average, they are now taller,
longer-limbed, wider and heavier with longer heads and wider faces than their
same-sex peers two decades ago. The trend towards decreasing age at menarche
has been reversed in Bologna (Emilia-Romagna region, north-central Italy),
while the trend towards a later age at menopause seems to be continuing. The
data for the cephalic index in Sardinian males suggest a tendency towards
brachycephalization. Finally the factors that have had an influence on the secular changes
are discussed.
Introduzione
Il termine di incremento secolare (secular
trend)
generalmente indica un'accelerazione nei processi dello sviluppo ed il
raggiungimento delle dimensioni corporee da adulto ad un’età
più precoce e con valori maggiori (Olivier et al., 1977a; Facchini e
Gualdi Russo, 1982; Floris e Sanna, 1997, 1998).
Secondo van Wieringen (1979, 1986)
sarebbe più appropriata la definizione di secular changes, in quanto in
questa definizione, rispetto a quella di secular trend, che suggerisce
un andamento unidirezionale,
sarebbe implicitamente contenuto sia il senso positivo sia quello
negativo delle variazioni che si possono verificare tra le generazioni nel
tempo e tra le popolazioni con differente retroterra geografico e socio-economico.
Il
fenomeno del secular trend,
segnalato per l’Europa a partire dalla seconda metà
dell’Ottocento, si è manifestato soprattutto nel XX secolo,
mostrando variazioni d’intensità a seconda del periodo temporale
considerato, sia tra differenti popolazioni sia nell’ambito di una stessa
popolazione (Golini et al, 1985; Brundtland et al, 1980; Bielicki e Welon,
1982; Chinn et al., 1989; Floris e Sanna, 1997, 1998; Demoulin, 1998).
Nell'ambito del secular trend si intendono comprese
le corrispondenti modificazioni avvenute, seppure
in tempi differenti, anche nel Nord America, Australia, Giappone
ed in quelle parti del
mondo in cui sono largamente presenti delle popolazioni di origine europea
(Malina, 1990).
Sono inoltre riconducibili al secular trend anche le variazioni delle dimensioni corporee
nell’accrescimento, l'accelerazione nei processi di maturazione, il
ritardo dell’età alla menopausa (van Wieringen, 1979; Wolanski, 1980; Malina, 1990) e le
modificazioni nella forma del cranio (Billy, 1966; Facchini e Gualdi Russo,
1982; Vercauteren et al., 1983; Vercauteren, 1990).
Sono state ultimamente incluse nel secular trend anche quelle variazioni, rilevate in paesi
cosiddetti in via di sviluppo o
sottosviluppati, che riguardano le dimensioni corporee e/o il grado di
maturità, nei confronti all’interno di una generazione o addirittura nell'ambito di una sola decade, che sono alle volte minime o addirittura
negative in certe classi d'età (Zhang e Huang, 1988; Low et al., 1989).
Recentemente è stato inserito nell’ambito
del secular trend anche
l’anticipo dell’esordio puberale di bambini piemontesi, desunto dal
confronto con gli standard di Tanner del 1976 (Castellino et al., 2001).
In Europa e nel Nord
America, nel periodo 1880-1980, l’accrescimento secolare stimato della
statura è stato di circa:1-2 cm per decade durante l’infanzia, 2-3
cm per decade durante l’adolescenza, 1 cm per decade nell’adulto
(Eveleth e Tanner, 1990).
Durante il periodo
1880-1950, l’accrescimento stimato del peso in Europa e nel Nord America è stato di circa
0,5 kg per decade durante l’infanzia e 2 kg per decade durante
l’adolescenza (Tanner, 1962).
Appare
dunque evidente come le variazioni del secular
trend risultino differenti a seconda
dell'età, incrementano infatti passando dalla fanciullezza
all’ adolescenza, mentre subiscono un decremento passando dall’ adolescenza all’acquisizione delle dimensioni adulte.
La statura definitiva, inoltre, verrebbe conseguita ad una età in media più precoce rispetto al secolo scorso. E’ stato infatti segnalato che la statura definitiva per i giovani maschi nord-americani veniva raggiunta a circa 20 anni nel 1950 rispetto ai circa 25 anni del 1850 (Meredith, 1976). Secondo Vlastovsky (1966) la statura da adulto sarebbe stata conseguita, nel 1960, a 17 anni dai giovani maschi di Mosca. Tatafiore (1965), tramite dei dati rilevati nel 1963, suggerisce, per i giovani napoletani, i 18 anni come età del raggiungimento della statura definitiva per la maggior parte dei soggetti. Per quanto riguarda i Sardi, in base ad un campionamento effettuato nel 1965, è stato riportato che, nella popolazione maschile della Sardegna settentrionale, l'età di 19 anni corrisponderebbe al termine dell'accrescimento staturale, mentre quello ponderale si avrebbe verso i 17 anni (Aicardi, 1966).
L'incremento
secolare verso maggiori dimensioni ed una precoce
maturazione non è un fenomeno rilevabile universalmente (Malina, 1990). Infatti il secular
trend, oltre ad essersi
manifestato in differenti periodi temporali e con una diversa
intensità tra le
popolazioni, non è stato segnalato in diversi paesi sottosviluppati od in via di sviluppo
(Eveleth et al., 1974; Himes e Malina, 1975; Malina et al., 1980; McCullogh,
1982; Bogin e Mc Vean, 1984; De Stefano, 1987; Malina, 1990), inoltre in diverse popolazioni
indiane (Ganguly, 1979), africane (Tobias, 1985) e dell'America latina (Malina,
1990) è stato notato un secular
trend negativo della statura.
Neonati
L'accelerazione nei processi di
sviluppo è stata rilevata sin dal periodo di vita
intrauterino, i neonati attuali di una data popolazione mostrano, in
genere, rispetto a quelli delle generazioni precedenti, una
maggiore lunghezza, peso, circonferenza cefalica, toracica e
addominale (Vlastovsky, 1966; Azzolini e Mantovani,
1972; Boryslawski, 1985; Wolanski, 1985; Floris et al., 1986;
Rosenberg, 1988; Floris e Sanna, 1997, 1998; Jaeger, 1998).
Il secular trend delle caratteristiche antropometriche
del neonato va interpretato
con cautela in quanto è noto
che prima della II Guerra mondiale partorivano negli Ospedali le donne delle
classi economiche più disagiate, gli incrementi
rilevati nel tempo delle medie delle variabili antropometriche potrebbero quindi essere influenzati
dal mutamento nella composizione sociale
delle gestanti ricoverate (Floris e Sanna, 1997). Inoltre, essendo noto che i valori delle
caratteristiche antropometriche dei neonati incrementano
con l'aumentare dell'età gestazionale, affinché i
confronti tra diverse coorti di neonati siano attendibili, occorrerebbe porre a confronto dei
campioni di neonati tra loro omogenei per l'età gestazionale.
Per
valutare il secular
trend del neonato sardo sono stati utilizzati i dati pubblicati in letteratura relativi
al neonato a termine (Tab.
1).
Autore |
Anno di campionamento |
Località |
Sesso |
N |
Peso |
DS |
Lunghezza |
DS |
Circonferenza cefalica |
DS |
Perimetro torarcico |
DS |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Maccioni, 1927 |
1922-26 |
Città di Cagliari |
M+F |
220 |
3100 |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Leone, 1955 |
1955? |
Sardegna meridionale |
M+F |
100 |
3127 |
- |
49,90 |
- |
33,27 |
- |
31,90 |
- |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Floris et al., 1986 |
1983-85 |
Sardegna meridionale |
M |
131 |
3363 |
601 |
50,43 (123) |
2,14 |
34,71 (120) |
1,55 |
33,21 (119) |
2,19 |
F |
75 |
3222 |
496 |
49,90 (67) |
1,87 |
33,95 (62) |
1,18 |
32,76 (62) |
1,81 |
|||
M+F |
206 |
3312 |
568 |
50,24 (190) |
2,06 |
34,45 (182) |
1,48 |
33,06 (181) |
2,08 |
|||
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Floris e Sanna, 1997 |
1994 |
Sardegna meridionale |
M |
416 |
3419 |
365 |
50,63 |
1,39 |
34,82 |
1,14 |
33,68 |
1,36 |
F |
357 |
3310 |
389 |
50,06 |
1,35 |
34,08 |
1,13 |
33,36 |
1,44 |
|||
M+F |
773 |
3369 |
380 |
50,37 |
1,40 |
34,48 |
1,15 |
33,53 |
1,40 |
Tabella 1. Media e deviazione standard del peso (g), lunghezza (cm), circonferenza cefalica (cm), perimetro toracico (cm)
del neonato a termine sardo dal 1922-26 al 1994.
Table 1. Mean, standard deviation for
weight (g), lenght (cm), head circumference (cm), and chest perimeter (cm) of
Srdinian newborns at term from
1922-26 to 1994
Dai
dati riportati in Tabella 1, è rilevabile, tra l'altro, che:
-
i neonati maschi presentano
rispetto alle femmine coeve dei valori mediamente maggiori delle misure
antropometriche esaminate: peso,
lunghezza, circonferenza cefalica, perimetro toracico;
- il perimetro toracico ed il peso sono le
misure che incrementano maggiormente. Considerando congiuntamente i dati
maschili e femminili l’incremento percentuale per decade, dal 1922-26 al
1994 (68 anni), è pari rispettivamente ad 1,31 e 1,28, contro 0,93 della
circonferenza cefalica e 0,24 della lunghezza.
Sono numerosissimi gli studi effettuati in Italia al fine di descrivere le variazioni delle principali caratteristiche antropometriche in relazione all'accrescimento corporeo. Tuttavia, in genere, riguardano campioni di scolari di singoli Comuni o di aree geografiche limitate (tra i moltissimi citiamo: Tamponi, 1928; Corda, 1935; Macciotta et al., 1956; Pinna, 1961; Facchini, 1965; De Toni et al., 1966; Correnti e Pastore, 1968; Vizzoni e Barghini, 1969; Azzolini e Mantovani, 1972; De Matteis et al., 1972; Capucci, 1974-76; Lo Polito et al., 1978; Benso et al., 1979; Veronesi Martuzzi et al., 1980; Guidetti Morisio et al., 1982; D'Amicis et al., 1985; Becherucci et al., 1987; Capozzi et al., 1988; Facchini et al., 1990; Buffa et al., 1994; Floris et al., 1999; Toselli e Gruppioni, 2001).
La difficoltà di ottenere dei valori medi di variabili antropometriche di soggetti in accrescimento validi per tutta l'Italia è una conseguenza del fatto che la popolazione sia in accrescimento (Nicoletti e Pelissero, 1979; Benso et al., 1985; De Stefano e Formenti, 1986) sia adulta (Guerci, 1977; Ulizzi e Terrenato, 1982; Sanna et al., 1993; Floris e Sanna, 1997, 1998) dello Stato italiano presenta una eterogeneità interregionale nelle dimensioni somatiche, e ciò pone il problema della rappresentatività oltre che numerica anche di quella etnica del campione (Romano e Capucci, 1990). Questa difficoltà di conseguire un campione definibile nel suo complesso come rappresentativo di tutto lo Stato italiano è evidente anche nella formulazione degli standard di crescita. Recentemente Cacciari et al. (2002) hanno prodotto delle carte di crescita per l’Italia relativamente a statura, peso e indice di massa corporea (BMI), separando tuttavia i soggetti in crescita (dai 6 ai 20 anni) in due campioni: uno per l’Italia del Nord e del Centro, e l’altro per il Sud d’Italia. Rilevando, tra l’altro, delle differenze nell’entità dell’accrescimento tra i due campioni, con quello del Centro-Nord presentante valori maggiori rispetto a quello del Sud, con l’eccezione del 97º centile del peso e del BMI.
Comunque, per valutare il secular trend della statura e del peso nei bambini italiani
dai 6 ai 12 anni si possono utilizzare i valori medi riportati
da Guassardo (1939), che ha pubblicato i primi dati auxometrici medi per l'Italia nel
suo complesso, e quelli
riportati da altri Autori
per diversi periodi temporali,
in qualche modo congruenti tra loro nella
suddivisione dei campioni in classi di età (Bulgarelli et al., 1966; Capucci et
al., 1982-83, De Lorenzo et al.,
1995).
Autore |
Guassardo, 1939 |
Bulgarelli et al., 1966 |
Capucci et al., 1982-83 |
De Lorenzo et al., 1995 |
||||||||
Campionamento |
<1939 |
1951-1961 |
1970-1971 |
1993? |
||||||||
|
Maschi |
Femmine |
Maschi |
Femmine |
Maschi |
Femmine |
Maschi |
Femmine |
||||
Età |
|
|
|
|
N |
Media DS |
N |
Media DS |
N |
Media DS |
N |
Media DS |
6± |
109,00 |
108,68 |
112,95 |
112,33 |
|
|
|
|
|
|
|
|
6+ |
|
|
115,77 |
114,88 |
2.973 |
119,7 5,69 |
2.127 |
118,8 5,50 |
56 |
118,0 4,0 |
53 |
119,0 5,0 |
7± |
114,80 |
113,43 |
118,60 |
117,44 |
|
|
|
|
|
|
|
|
7+ |
|
|
121,30 |
120,14 |
3.756 |
125,1 5,61 |
2.635 |
124,2 5,70 |
88 |
124,0 5,0 |
81 |
123,0 5,0 |
8± |
119,71 |
118,41 |
124,02 |
122,86 |
|
|
|
|
|
|
|
|
8+ |
|
|
126,39 |
125,32 |
3.353 |
130,5 5,78 |
2.378 |
129,3 5,80 |
74 |
129,0 5,0 |
81 |
128,0 5,0 |
9± |
124,68 |
123,76 |
128,77 |
127,79 |
|
|
|
|
|
|
|
|
9+ |
|
|
131,17 |
130,46 |
3.080 |
135,5 6,08 |
2.093 |
134,8 6,30 |
78 |
135,0 6,0 |
72 |
134,0 5,0 |
10± |
129,42 |
128,49 |
133,61 |
133,14 |
|
|
|
|
|
|
|
|
10+ |
|
|
136,10 |
136,05 |
2.459 |
140,4 6,26 |
1.740 |
140,6 7,10 |
120 |
141,0 6,0 |
108 |
140,0 7,0 |
11± |
134,31 |
133,53 |
138,57 |
138,98 |
|
|
|
|
|
|
|
|
11+ |
|
|
140,97 |
141,74 |
1.739 |
145,7 6,75 |
1.062 |
146,4 7,50 |
126 |
147,0 7,0 |
124 |
146,0 7,0 |
12± |
|
|
143,39 |
144,50 |
|
|
|
|
|
|
|
|
12+ |
|
|
146,96 |
147,38 |
1.385 |
151,4 8,02 |
676 |
153,0 7,10 |
114 |
151,8 8,0 |
98 |
153,0 7,0 |
Tabella 2. Valori staturali medi (cm) in differenti gruppi di età di
bambini italiani riportati tra il 1939 ed il 1995.
Table 2. Mean height (cm) of different age groups of Italian children reported between 1939 and 1995.
Autore |
Guassardo, 1939 |
Bulgarelli et al., 1966 |
Capucci et al., 1982-83 |
De Lorenzo et al., 1995 |
||||||||
Campionamento |
<1939 |
1951-1961 |
1970-1971 |
1993? |
||||||||
Età |
Maschi |
Femmine |
Maschi |
Femmine |
Maschi |
Femmine |
Maschi |
Femmine |
||||
|
|
|
|
|
N |
Media DS |
N |
Media DS |
N |
Media DS |
N |
Media DS |
6± |
18,80 |
18,57 |
20,252 |
19,735 |
|
|
|
|
|
|
|
|
6+ |
|
|
21,320 |
20,785 |
2.973 |
23,3 3,78 |
2.127 |
22,9 4,00 |
56 |
21,9 2,3 |
53 |
23,0 3,1 |
7± |
21,39 |
19,84 |
22,387 |
21,636 |
|
|
|
|
|
|
|
|
7+ |
|
|
23,578 |
22,878 |
3.756 |
25,9 4,29 |
2.635 |
25,6 4,60 |
88 |
25,9 4,0 |
81 |
25,0 3,6 |
8± |
23,58 |
22,23 |
24,772 |
24,122 |
|
|
|
|
|
|
|
|
8+ |
|
|
25,996 |
25,433 |
3.353 |
28,9 5,17 |
2.378 |
28,4 5,30 |
74 |
29,0 4,6 |
81 |
27,9 4,5 |
9± |
25,78 |
24,69 |
27,164 |
26,743 |
|
|
|
|
|
|
|
|
9+ |
|
|
28,646 |
28,160 |
3.080 |
31,9 5,73 |
2.093 |
31,7 6,10 |
78 |
32,4 6,3 |
72 |
32,5 4,8 |
10± |
28,07 |
26,91 |
30,128 |
29,579 |
|
|
|
|
|
|
|
|
10+ |
|
|
31,640 |
31,586 |
2.459 |
35,1 6,32 |
1.740 |
35,4 7,00 |
120 |
37,2 6,1 |
108 |
36,5 8,1 |
11± |
30,31 |
29,34 |
33,152 |
33,595 |
|
|
|
|
|
|
|
|
11+ |
|
|
34,748 |
35,626 |
1.739 |
38,8 7,25 |
1.062 |
39,2 7,60 |
126 |
41,9 9,2 |
124 |
40,9 8,7 |
12± |
|
|
36,344 |
37,658 |
|
|
|
|
|
|
|
|
12+ |
|
|
39,090 |
40,589 |
1.385 |
43,4 8,73 |
676 |
44,2 7,60 |
114 |
44,8 11,1 |
98 |
45,7 8,8 |
Tabella 3. Valori ponderali medi (kg) in differenti gruppi di età di bambini italiani riportati tra il 1939 ed il 1995.
Table 3. Mean weight (kg) of different age groups of Italian children reported between 1939 and 1995.
I dati, dal 1935 al 1995, sulle medie staturali (Tabella 2) e ponderali (Tabella 3) dei bambini italiani dai 6 ai 12 anni mostrano che:
- la media della statura incrementa nel tempo in
ciascun sesso per ciascuna classe d’età, sino al campione
pubblicato nel 1995 (De
Lorenzo et al., 1995), in cui
solamente i maschi di 10, 11 e 12
anni e le femmine di 6 anni
mostrano dei valori medi staturali superiori ai coetanei campionati nel 1970-71 (Capucci et al., 1982-83);
- la media del peso incrementa nel tempo in ciascun
sesso per ciascuna classe d’età, eccetto che per i bambini di 6 e
7 anni, e le bambine di 7 e 8 anni
del campione pubblicato nel 1995 (De Lorenzo et al., 1995), quando confrontati con i coetanei
campionati nel 1970-71 (Capucci et
al., 1982-83).
Se si considerano attendibilmente attribuibili ai
bambini italiani i valori medi pubblicati nel 1995 (De Lorenzo et al., 1995) si
assisterebbe ultimamente anche in
Italia ad un declino del secular
trend staturale. Questo dato risulta in accordo con
quanto riportato per i bambini sardi (Sanna et al., 1996;
Floris e Sanna, 1997), per i bambini di altri paesi dell’Europa
occidentale (Chinn e Rona, 1984; Chinn et al., 1989; Malina, 1990; Knussmann,
1991; Rona, 1998), Australiani (Loesch et al., 2000), inoltre Hamill et al.
(1977) riportano che negli Stati Uniti sarebbe terminato il trend verso l’acquisizione di maggiori
dimensioni corporee.
Bambini della
Città di Cagliari (7-10 anni): dimensioni corporee
Il cambiamento
secolare delle dimensioni corporee nei bambini dei paesi industrializzati
è un fenomeno ben documentato (tra i molti: Tanner, 1962; Meredith,
1976; Tanner et al., 1982; Eveleth e Tanner, 1990; Malina, 1990; Bodzsar e
Papai, 1994; Prokopec, 1997; Bodzsar, 1998; Jaeger, 1998).
Sembrerebbe inoltre che l'incremento secolare della statura sia una
conseguenza dell'incremento mostrato dall'arto inferiore piuttosto che dalla
statura da seduto (Moore, 1970;
Himes, 1979; Tanner et al., 1982; Zhang e Huang, 1988; Susanne, 1993,
Leung et al., 1996; Vercauteren et al., 1998; Alì et al., 2000; Sanna e
Soro, 2000).
D’altra parte
alcuni Autori riportano che l’incremento secolare della statura sia
conseguenza di un aumento proporzionale della statura da seduto e della
lunghezza dell’arto inferiore (Tanner, 1962; Bodzsar e Papai, 1994;
Bodzsar, 1998). E’ stato anche segnalato, per giovani maschi polacchi di
18-19 anni, un incremento staturale, dal 1962 al 1992, conseguente ad un
allungamento del busto ed un accorciamento delle estremità
inferiori (Ziólkowska,
1997).
In base ai
dati relativi a 409 bambini, dai 7 ai 10 anni della Città di Cagliari,
misurati nel 1975-76 (Cosseddu et al., 1979), e quelli di 349 bambini
campionati nel 1996 (Sanna e Soro, 2000), per entrambi i sessi e per ciascuna
classe d'età considerata, le differenze tra le medie, statisticamente
significative, riguardano le seguenti variabili antropometriche: peso, statura,
lunghezza convenzionale dell'arto inferiore, diametro biacromiale, diametro
antero-posteriore del torace allo xifoide, perimetro toracico xifoideo,
diametro trasverso del bacino, indice schelico di Giuffrida-Ruggeri, indice di massa
corporea, indice cefalico ed indice facciale. Solamente gli indici: schelico,
cefalico e facciale hanno mostrato delle medie superiori nei bambini misurati
nel 1975-1976
rispetto a quelli misurati nel 1996.
Mentre, non sono risultate statisticamente significative le differenze
tra le medie della statura da seduto e della lunghezza dell'arto superiore
(Sanna e Soro, 2000).
Nei bambini di
Cagliari per entrambi i sessi, considerando congiuntamente le classi
d’età studiate, il peso mostra dal 1975-76 al 1996, rispetto alla
statura, un maggior incremento percentuale: per il peso 13,5% nei maschi e
16,2% nelle femmine; per la
statura 2,4% nei maschi e 3,1% nelle femmine.
Una ulteriore conferma al maggiore incremento del peso rispetto alla statura la otteniamo dai valori medi che assume l'indice di massa corporea nei bambini di Cagliari, con quelli misurati nel 1996 che mostrano delle medie superiori rispetto a quelli dei coetanei dello stesso sesso misurati nel 1975-76.
Fig.1. Variazione percentuale delle variabili
antropometriche considerate dal 1975-76 al 1996 nei bambini di Cagliari.
Fig. 1.
Percentage difference of the anthropometric variables from 1975-1976 to 1996 in
children from
Un maggiore incremento percentuale del peso rispetto alla statura
è rilevabile anche nei bambini di Rofrano. Infatti, qualora si
considerino congiuntamente i 7-10 anni, il peso incrementa, dal 1954 al
1980-81, dell’8,1% nei maschi e del 9,0% nelle femmine, mentre la statura
incrementa rispettivamente del 3,1% e del 2,4%; dal 1980-1981 al 1995-96
l’incremento ponderale è stato del 27,1% nei maschi e del 26,2%
nelle femmine, mentre la statura è incrementata del 6,2% nei maschi e
del 6,5% nelle femmine. Nei bambini di Rofrano dunque l’incremento
è stato maggiore dal 1980-1981 al 1995-96 che dal 1954 al 1980-81
(Cresta et al., 1982-83, 1998).
Un decremento dell’indice cefalico è stato riportato per i
bambini di entrambi i sessi di Jena (Germania) nel periodo di tempo compreso
fra il 1944 al 1995. Il decremento risulterebbe conseguente ad un processo di
debrachicefalizzazione dovuto all'incremento nel tempo della media della
lunghezza della testa ed alla relativa diminuzione della larghezza (Jaeger,
1998).
In sintesi, i
bambini della Città di Cagliari misurati nel 1996 rispetto a quelli
misurati nel 1975-76 hanno mostrato di essere mediamente, rispetto ai coetanei
dello stesso sesso:
- più alti e soprattutto più pesanti; sull'incremento
staturale ha influito in modo nettamente maggiore l'incremento mostrato dagli
arti inferiori.
Incrementano inoltre anche le misure trasversali del tronco, mentre la
lunghezza del tronco e la lunghezza dell’arto superiore rimangono
sostanzialmente simili.
Subiscono invece un decremento le medie dell'indice cefalico e di
quello facciale.
Dunque, i bambini
attuali della Città di Cagliari sono, in media, più alti,
più longilinei, più larghi e più pesanti, nonché
con teste più allungate e facce più larghe dei coetanei dello
stesso sesso di vent’anni fa.
I dati sui militari costituiscono una delle fonti
principali di informazione utilizzate per analizzare,
in serie storica, il fenomeno del secular trend della statura (Sandberg e Steckel, 1987).
Il secular
trend della statura nelle
regioni sviluppate ha mostrato un arresto e/o un'inversione
di tendenza sia in Europa in
conseguenza della I e della II
Guerra Mondiale (Chamla, 1964,
1983; Masali, 1967; Olivier et al., 1977a; van Wieringen, 1979; Wolanski, 1980; Malina, 1990; Demoulin,
1998; Fubini et al., 2001) sia in Giappone a causa della II Guerra Mondiale
(Matsumoto, 1982).
Considerando
i dati delle medie
staturali dei coscritti delle regioni italiane dalla leva del
1894 (nati nel 1874) a quella del 1996 (nati nel 1978) si nota innanzitutto che
la media italiana è incrementata
di 10,7 cm (1,05 cm/decade in 102 anni), variando infatti da 163,75 a 174,45 cm (Tabella 4).
Autore |
Livi, 1896 |
Costanzo, 1948 |
Costanzo, 1948 |
Cappieri, 1960 |
Grassivaro Gallo, 1972 |
ISTAT, 1983 |
ISTAT, 1995 |
ISTAT, 2000 |
Anno di nascita |
1859-63 |
1874 |
1918 |
1933 |
1947 |
1960 |
1972 |
1978 |
Anno di leva |
1879-83 |
1894 |
1938 |
1953 |
1966-67 |
1978 |
1990 |
1996 |
Regioni |
|
|
|
|
|
|
|
|
Piemonte |
164,90 |
164,58 |
168,14 |
169,90 |
171,30 |
174,27 |
174,48 |
174,87 |
Valled'Aosta |
- |
- |
- |
168,90 |
- |
171,55 |
175,31 |
175,71 |
Liguria |
165,50 |
165,13 |
168,81 |
170,20 |
171,40 |
174,27 |
174,45 |
175,00 |
Lombardia |
165,30 |
164,69 |
167,42 |
169,20 |
171,00 |
173,81 |
174,63 |
175,10 |
Trentino Alto Adige |
- |
- |
- |
169,40 |
172,60 |
175,21 |
175,91 |
177,00 |
Veneto |
166,60 |
166,70 |
168,62 |
170,00 |
171,70 |
174,77 |
176,10 |
176,90 |
Friuli Venezia Giulia |
- |
- |
- |
171,80 |
174,40 |
176,40 |
177,35 |
177,90 |
Emilia Romagna |
165,30 |
165,27 |
167,75 |
169,90 |
171,70 |
174,40 |
174,99 |
175,35 |
Toscana |
165,60 |
164,94 |
168,11 |
170,40 |
172,20 |
174,40 |
174,99 |
175,75 |
Marche |
163,80 |
163,83 |
165,55 |
167,90 |
170,50 |
173,29 |
174,51 |
175,00 |
Umbria |
164,20 |
163,86 |
165,95 |
167,60 |
170,20 |
173,51 |
174,56 |
175,31 |
Lazio |
164,30 |
164,00 |
166,44 |
168,40 |
170,50 |
173,77 |
174,23 |
175,32 |
Abruzzi-Molise |
163,20 |
162,48 |
164,52 |
165,50 |
168,10 |
172,07-170,74 |
173,85-172,70 |
174,25-173,05 |
Campania |
163,50 |
162,88 |
165,03 |
165,20 |
167,50 |
170,85 |
172,67 |
173,10 |
Puglia |
163,50 |
162,17 |
163,45 |
164,80 |
167,50 |
171,19 |
172,79 |
173,35 |
Basilicata |
162,60 |
159,30 |
161,99 |
162,90 |
165,60 |
169,47 |
172,16 |
173,35 |
Calabria |
163,10 |
161,10 |
163,68 |
164,00 |
166,80 |
169,43 |
171,44 |
172,35 |
Sicilia |
163,50 |
161,65 |
164,17 |
164,60 |
167,10 |
170,38 |
171,96 |
172,42 |
Sardegna |
161,90 |
159,86 |
161,93 |
163,30 |
166,10 |
169,22 |
170,71 |
171,31 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Italia |
164,50 |
163,75 |
166,24 |
167,46 |
169,73 |
172,69 |
173,96 |
174,45 |
Tabella 4. Media della statura (cm) dei coscritti delle
regioni italiane dalla leva del 1879-83 a quella del 1996.
Table 4. Mean height (cm) of conscript drafted from the different regions between 1879-1883 and 1990.
Periodo |
1883-1894 |
1894-1938 |
1938-1953 |
1953-1967 |
1967-1978 |
1978-1990 |
1894-1996 |
Regioni |
|
|
|
|
|
|
|
Piemonte |
-0,29 |
0,81 |
1,17 |
1,00 |
2,70 |
0,18 |
1,01 |
Valle d’Aosta |
- |
- |
- |
- |
- |
3,13 |
- |
Liguria |
-0,34 |
0,84 |
0,93 |
0,86 |
2,61 |
0,15 |
0,97 |
Lombardia |
-0,55 |
0,62 |
1,19 |
1,29 |
2,55 |
0,68 |
1,02 |
Trentino Alto Adige |
- |
- |
- |
2,29 |
2,37 |
0,58 |
- |
Veneto |
0,09 |
0,44 |
0,92 |
1,21 |
2,79 |
1,11 |
1,00 |
Friuli Venezia Giulia |
- |
- |
- |
1,86 |
1,82 |
0,79 |
- |
Emilia Romagna |
-0,03 |
0,56 |
1,43 |
1,29 |
2,45 |
0,49 |
0,99 |
Toscana |
-0,60 |
0,72 |
1,53 |
1,29 |
2,22 |
0,48 |
1,06 |
Marche |
0,03 |
0,39 |
1,57 |
1,86 |
2,54 |
1,02 |
1,10 |
Umbria |
-0,31 |
0,48 |
1,16 |
1,86 |
3,01 |
0,88 |
1,12 |
Lazio |
-0,27 |
0,55 |
1,31 |
1,50 |
2,97 |
0,38 |
1,11 |
Abruzzi-Molise |
-0,65 |
0,46 |
0,65 |
1,86 |
- |
- |
- |
Campania |
-0,56 |
0,49 |
0,11 |
1,64 |
3,05 |
1,52 |
1,00 |
Puglie |
-1,21 |
0,29 |
0,90 |
1,93 |
3,35 |
1,33 |
1,10 |
Basilicata |
-3,00 |
0,61 |
0,61 |
1,93 |
3,52 |
2,24 |
1,38 |
Calabria |
-1,82 |
0,59 |
0,21 |
2,00 |
2,39 |
1,68 |
1,10 |
Sicilia |
-1,68 |
0,57 |
0,29 |
1,79 |
2,98 |
0,28 |
1,06 |
Sardegna |
-1,85 |
0,47 |
0,91 |
2,00 |
2,84 |
1,24 |
1,12 |
|
|
|
|
|
|
|
|
Italia |
-0,68 |
0,57 |
0,91 |
1,62 |
2,69 |
1,06 |
1,05 |
|
|
|
|
|
|
|
|
Decadi |
1,1 |
4,4 |
1,5 |
1,4 |
1,1 |
1,2 |
10,2 |
Tabella 5. Stima degli incrementi staturali (cm/decade) dei coscritti italiani alla visita dalla leva del 1879-83 a quella del 1996.
Table 5. Estimated rates of secular change
in stature (cm/decade) of conscripts drafted from Italian regions between
1879-1883 and 1996.
Le
regioni italiane hanno mostrato un comportamento eterogeneo, in cui si può rilevare una tendenza
da parte delle regioni del Nord e del Centro Italia ad avere delle medie più alte, mentre quelle del Sud Italia e delle Isole risultano averle
relativamente più basse (Tabella 4).
Le regioni del Nord e Centro Italia hanno inoltre manifestato per prime, rispetto alle regioni del Sud
Italia ed alle Isole, una
maggiore intensità del secular trend staturale (Tabella
5). Il maggiore incremento
staturale si nota nel confronto tra la leva del
1978 (nati nel 1960) con
quella del 1966-67 (nati
nel 1947). Infine, gli incrementi staturali stimati indicano che il secular
trend della statura
benché sia ancora positivo mostra nelle ultime decadi una tendenza a
diminuire la sua intensità (Floris e Sanna, 1998; Fubini et al., 2001).
Da
questi dati sui giovani
adulti risulta chiaro, come già rilevato precedentemente per
i neonati ed i bambini, che nell'ambito del secular trend, a seconda del periodo considerato, possano
verificarsi tra le popolazioni delle
variazioni differenti nella
quantità dell'incremento. Questo fenomeno si è manifestato non solo tra le popolazioni ma anche tra
gli strati sociali di una stessa popolazione (Brundtland
et al., 1980; Bielicki e Welon, 1982;
Rona e Chinn, 1984; Ziólkowska, 1997; Demoulin, 1998).
Da
segnalare infine che tra i
coscritti italiani quelli sardi appaiono essere quelli mediamente meno alti,
rispetto ai coevi delle altre regioni dello Stato
italiano, in quasi tutti gli anni di
leva considerati, con le
eccezioni di quelli degli
anni di leva del 1894, 1953 e 1966-67 in cui
risultano mediamente
superiori solamente a
quelli della regione Basilicata (Italia
meridionale). Mentre quelli
più alti sono i coscritti
Veneti degli anni di leva 1879-83 e 1894, i Liguri
dell'anno di leva 1938 e della regione
Friuli-Venezia-Giulia degli anni
di leva 1953, 1966-67, 1978, e 1990.
Le
differenze riscontrate nei valori medi staturali dei coscritti italiani delle diverse regioni può essere conseguenza di diversi
fattori che agiscono sia a livello genetico sia fenotipico:
-
iniziali differenze genetiche tra le popolazioni italiane (Piazza et al., 1988);
- condizioni socio-economiche e demografiche che
differenziano soprattutto le regioni del Nord e Centro Italia rispetto a quelle
dell'Italia meridionale e delle isole (Centro Studi Confindustria, 1989; ISTAT, 1990).
Per quanto riguarda il secular trend staturale della popolazione femminile italiana i dati
sono estremamente limitati. Infatti sono assenti delle serie statistiche che
consentano un raffronto temporale. Pertanto per la componente femminile
è necessario utilizzare le informazioni derivanti da campioni trasversali
composti da differenti fasce di età. Tuttavia in questa prospettiva
occorre sottolineare che le variazioni riscontrate potrebbero essere
conseguenti agli effetti sia del secular trend sia dell’invecchiamento, e dunque
nell’analisi dei dati occorre distinguere quale sia il relativo
contributo. Comunque in base ad un campione di 100 donne, dai 19 ai 30 anni,
della Città di Cagliari (Sardegna), misurate nel 2001 dall’Autore,
è stata notata una media staturale pari a 1608 mm ed una ponderale di
53,0 kg, contro un valore di 1557 mm e di 49,57 kg riportato per un campione di
donne sarde campionate nel 1981 (Floris e Sanna, 1982) ed uno pari a 1573 mm
per un campione definito della provincia di Cagliari raccolto tra il 1989 ed il
1991 (Marini et al., 2001). Le differenze riscontrabili potrebbero essere
conseguenza sia degli effetti del secular trend sia della differente composizione dei campioni
rispetto alla provenienza delle donne da ambienti rurali ed urbani.
L'età
media al menarca è diminuita in Europa occidentale dal 1830 al 1980 di circa 3-4 mesi per decade (Eveleth e
Tanner, 1990).
Per i Comuni di Bologna, Imola e Ferrara, Gini e De Orchi (1939, p. 22) utilizzando 831 osservazioni calcolano, in base ad un campionamento effettuato nel 1928 su madri di famiglie numerose, un'età media al menarca di 13,87 anni.
Nella provincia di Bologna (Regione
Emilia-Romagna) è stata registrata una diminuzione dell'età media al menarca tra
le coorti 1930-39 e 1950-59, con una
variazione da 12,52 anni a
12,20, mentre per le nate nel 1960-69 si è notato un incremento essendo stata rilevata un'età media al menarca di 12,46, ulteriormente incrementata sino al valore di 12,53 anni nelle nate nel periodo 1970-73.
Coorti |
N |
Media |
DS |
ES |
1930-39 |
333 |
12,52 |
1,26 |
0,07 |
1940-49 |
758 |
12,45 |
1,43 |
0,05 |
1950-59 |
525 |
12,20 |
1,33 |
0,06 |
1960-69 |
495 |
12,46 |
1,38 |
0,06 |
1970-73 |
819 |
12,53 |
1,30 |
0,05 |
Tabella 6 . Media, deviazione ed errore standard dell’età al menarca nel tempo nella provincia di Bologna (Martuzzi Veronesi e Gueresi, 1993, 1994).
Table 6. Means, standard deviations and
standard errors of menarcheal age (yrs) in the province of Bologna,
Central-North (Martuzzi Veronesi and Gueresi, 1993, 1994).
Per valutare eventuali differenze
nell'età al menarca tra
donne della Città di Bologna e della provincia o tra
attività manuale ed impiegatizia, Martuzzi Veronesi e Gueresi (1994)
hanno suddiviso il campione da
loro esaminato in due gruppi,
uno composto dalle donne
nate tra il 1930 ed il 1954 (periodo che evidenzia una tendenza ad una
più precoce maturazione), e l'altro da donne nate tra il 1955 ed il 1973 (periodo caratterizzato da
un’inversione di tendenza). Il confronto tra le donne nate tra il 1930 ed
1954 mostra che l'età al menarca è minore, in modo
statisticamente significativo, in
Bologna rispetto alla sua provincia, e nel gruppo in cui il capofamiglia
è un impiegato rispetto a quello in cui il capofamiglia è un
operaio. Mentre tra le donne nate tra il 1955 ed il 1973 non esiste una
differenza statisticamente significativa sia tra Bologna e la sua provincia,
sia tra i gruppi in cui il capofamiglia è un impiegato ed un operaio.
Coorti |
N |
Media |
DS |
ES |
1930-1954 |
|
|
|
|
Bologna città |
471 |
12,24 |
1,33 |
0,06 |
Bologna prov. |
915 |
12,48 |
1,37 |
0,05 |
|
|
|
|
|
Impiegati |
554 |
12,29 |
1,36 |
0,06 |
Lavoratori manuali |
816 |
12,48 |
1,35 |
0,05 |
|
|
|
|
|
Coorti |
N |
Media |
DS |
ES |
1955-1973 |
|
|
|
|
Bologna città |
848 |
12,50 |
1,29 |
0,04 |
Bologna prov. |
696 |
12,44 |
1,41 |
0,05 |
|
|
|
|
|
Impiegati |
672 |
12,45 |
1,33 |
0,05 |
Lavoratori manuali |
788 |
12,49 |
1,35 |
0,05 |
Tabella 7. Media, deviazione ed errore standard dell’età al menarca nel tempo nella provincia di Bologna, in figlie di impiegati e di lavoratori manuali (Martuzzi Veronesi e Gueresi, 1993, 1994).
Table 7. Means, standard deviations and
standard errors of menarcheal age (yrs) by habitat and type of work (Martuzzi
Veronesi and Gueresi, 1993, 1994).
Per la Sardegna in base ad un campione di 3261
ragazze, esaminate tra il 1987 ed
il 1990 con il metodo dello status quo,
è stata
indicata un'età mediana al
menarca pari a 12,71 anni (Floris
et al., 1991), inferiore all'età media di 13,02 anni segnalata nel 1974 (Maxia et al., 1974), che a sua volta risultava
minore dell'età media: 14,18 anni, riportata da Gini e De Orchi
(1939) (Tabella 5). Medie queste ultime calcolate tramite il metodo
retrospettivo.
Ordine di nascita |
Mediana |
ES |
Professione pat. |
Mediana |
ES |
Primogenite |
12,62 |
0,07 |
Intellettuali |
12,36 |
0,21 |
Secondogenite |
12,71 |
0,07 |
Commercianti |
12,43 |
0,15 |
Terzogenite |
12,78 |
0,10 |
Impiegati |
12,65 |
0,09 |
Quartogenite ed oltre |
12,82 |
0,09 |
Operai |
12,73 |
0,06 |
|
|
|
Agricoltori e pastori
|
12,85
|
0,16
|
Tabella 8. Mediana e relativo errore standard dell’età al menarca nelle ragazze sarde secondo l'ordine di genitura e la professione del padre (Floris et al., 1991).
Dunque l'età al menarca in Sardegna continua a decrescere, inoltre fattori come l'ordine di genitura, il livello socio-economico ed anche la dimensione della famiglia, in connessione con altri fattori come ad esempio le migliorate condizioni alimentari ed igieniche, influenzerebbero l'età al menarca (Floris et al., 1991).
Il
valore attuale dell'
età mediana al menarca
delle ragazze sarde, non è molto distante da quelli
calcolati con la stessa metodica (status quo) e riportati su lavori
pubblicati negli Anni Ottanta e Novanta per altre regioni italiane:
- 12,77 per il
Veneto (Grassivaro Gallo e
Boscolo Moro, 1980);
- 12,71 per la Sardegna (Floris et al., 1991);
- 12,67 per le Marche (Grassivaro Gallo, 1991);
- 12,66
per le Puglie (Grassivaro
Gallo e Parnigotto, 1982);
-
12,51 anni per il Molise (Vienna e Capucci, 1994).
- 12,44 per la provincia di Roma (Vienna e Capucci,
1994);
In alcuni paesi il secular trend della riduzione dell'età al menarca si è arrestato, es.: in
Gran Bretagna (Dann e Roberts, 1973; Roberts, 1994) e negli USA, come
rilevabile dai dati di campioni rappresentativi relativi agli anni 1960, e da
campioni degli anni 1940, e 1950, in cui l'età media al menarca è
sempre di circa 12,8 anni (Malina, 1990).
Tra gli Anni Cinquanta e Settanta in diverse popolazioni europee è stato segnalato il termine o il rallentamento dell’età al menarca: Oslo, ex DDR, Ungheria, Brussels, Polonia (Malina, 1990; Hulanicka e Waliszko, 1991). Un arresto del decremento dell'età al menarca è stato rilevato anche in Islanda, infatti in coorti nati nel periodo 1951-1967 l'età media al menarca è rimasta stabile intorno ai 13,5 anni (Tryggvadottir et al., 1994). Inoltre è stata segnalata anche una leggera inversione di tendenza del secular trend della riduzione dell'età al menarca, per il periodo 1977-82 a Split-Croatia e per il periodo 1982-91 a Zagabria-Croatia, in cui l'età media è passata da 12,87 a 12,95 anni per Split, e da 12,70 a 12,82 anni per Zagabria (Prebeg et al., 1994). Anche nella provincia di Bologna il secular trend verso una riduzione dell'età al menarca ha mostrato nelle ultime decadi un’inversione di tendenza. Infatti mentre per la coorte 1950-59 è stata calcolata un'età media al menarca pari a 12,20 anni, per le coorti 1960-69 e 1970-73 l'età media è risultata pari rispettivamente a 12,46 e 12,53 anni.
La esistenza di un secular trend relativo ad una posticipazione
dell'età alla menopausa è controversa. In base ad una ampia rivisitazione
critica dei lavori che segnalano un incremento
dell'età alla menopausa, non è stata avallata l'ipotesi che negli
ultimi cento anni ci sia stato un ritardo di 4 anni dell'età alla
menopausa, si sostiene piuttosto
che l'età alla menopausa sia rimasta costante nel
tempo, approssimativamente intorno
ai 50 anni (Pavelka e
Fedigan, 1991).
In
base ad uno studio pubblicato
nel 1992, l'età
mediana alla menopausa per la Sardegna
è risultata essere di 50,50 anni
(Floris et al., 1992); mentre l'età media della
menopausa è
risultata pari a
49,14 anni contro una media
di 47,97 anni, riportata nel 1975 (Maxia et al.,
1975), e di 46,75 in base ad un campionamento effettuato nel 1928 su madri di famiglie numerose (Gini e De Orchi, 1939, p.
27).
SARDEGNA
|
|
Età media |
Autori |
49,14 |
Floris et al., 1992 |
47,97 |
Maxia et al., 1975 |
46,75 |
Gini e De Orchi, 1939 |
Da dati raccolti con il metodo
retrospettivo su donne nate a
Bologna (Capoluogo della Regione
Emilia-Romagna, Centro-Nord
Italia) tra il 1846-55 ed il 1916-25 è stata rilevata un aumento dell'età media alla menopausa da
47,52±4,95 anni di deviazione standard a 50,01±4,50 (Tabella 9)
(Martuzzi Veronesi e Gualdi Russo, 1982-83).
Decenni |
Media |
DS |
ES |
1846-55 |
47,52 |
4,95 |
0,89 |
1856-65 |
47,06 |
4,92 |
0,44 |
1866-75 |
48,26 |
4,81 |
0,35 |
1876-85 |
47,39 |
4,09 |
0,40 |
1886-95 |
48,92 |
4,57 |
0,64 |
1896-905 |
48,74 |
4,78 |
0,66 |
1906-15 |
49,92 |
4,54 |
0,52 |
1916-25 |
50,01 |
4,50 |
0,52 |
Tabella
9. Media, deviazione
ed errore standard dell’età alla menopausa, nel tempo, in donne
di Bologna calcolate per decennio di nascita (Martuzzi
Veronesi e Gualdi Russo, 1982-83).
Table 9. Means, standard deviations and
standard errors of age (yrs) at menopause in the city of Bologna, Central-North
(Martuzzi Veronesi and Gualdi Russo, 1982-83).
Lo stato socio-economico e
l'attività lavorativa sembrerebbero influenzare l'età
alla menopausa, in quanto in caso di condizioni agiate e di attività non-manuali
sarebbe più tardiva (Martuzzi Veronesi e Gualdi Russo,
1982-83, p. 34).
Ricordiamo
che il primo reperto brachicranico dell’Europa occidentale è
rappresentato dall’Uomo di Ceprano (800-900 mila anni fa) (Manzi et al.,
2001) e che nel Mesolitico si sono
manifestati in Europa diversi casi
di brachicefalia (Corrain,
1971; Olivier et al., 1972, 1979),
la tendenza alla brachicefalizzazione, soprattutto in conseguenza dell'allargamento del
cranio più che dal suo accorciamento (Billy, 1966), è proseguita in varie popolazioni europee sino agli inizi del secolo XX.
Dalla fine della I Guerra Mondiale, anche la forma
della testa sarebbe soggetta agli effetti del secular trend. In alcune popolazioni dei paesi industrializzati si assisterebbe
infatti ad un processo di debrachicefalizzazione (Billy, 1966;
Facchini e Gualdi Russo, 1982; Vercauteren et al., 1983; Vercauteren, 1990;
Demoulin, 1998). mentre secondo Wolanski (1985) il fenomeno
della
brachicefalizzazione
risultava ancora in atto in Polonia.
Per
quanto riguarda la Sardegna, i primi dati sui viventi
relativi alla forma della testa sono quelli sull'indice cefalico dei coscritti alla
visita di leva del 1879-1883.
Mediamente
i giovani ventenni sardi della classe 1859-1863 mostravano un
indice cefalico pari a 77,5
(mesocefalia).
I coscritti della allora provincia
di Cagliari, cioè la
Sardegna
centro-meridionale, presentavano
un indice cefalico di 77,2 (mesocefalia) e quelli
della allora provincia di Sassari, Sardegna settentrionale
e parte centrale montagnosa dell'Isola, di 78,1 (mesocefalia) (Livi,
1905).
Nel
1978 è stato segnalato per dei giovani adulti (18-24 anni) del Nord
Sardegna un indice cefalico mediamente pari a 80,01 per i maschi (dunque
mesocefalia, ricordiamo che il valore inferiore della categoria della
brachicefalia è pari ad 81,0 per i maschi) mentre per le femmine è di 80,90 (mesocefalia, limite
della brachicefalia 82,0) (Floris,
1978). Da questi dati e per il periodo
considerato sembrerebbe dunque in atto un processo di
brachicefalizzazione, con un incremento
per i giovani maschi del Nord Sardegna di 1,91 unità in circa 95
anni.
Da un campionamento
effettuato nel 2001 dall’Autore relativamente a 45 maschi, dai 19 ai 29
anni, della Città di Cagliari risulta un indice cefalico pari ad una
media di 79,30; mentre da un campione, sempre del 2001, composto da 39 femmine
cagliaritane, dai 19 ai 29 anni, il valore medio risulta di 80,63. Valori
dunque sempre nell’ambito della mesocefalia, che suggerirebbero, anche
per i maschi della Sardegna meridionale, una tendenza, almeno per il lungo
periodo (dai nati del 1859-63 a quelli del 1972-82), alla brachicefalizzazione.
Dall'analisi, nel tempo, dei valori dell'indice
di massa corporea (Body Mass Index): peso (kg)/statura (m2),
è possibile valutare eventuali cambiamenti nella dimensione
corporea.
Riguardo al secular trend della dimensione corporea secondo alcuni
Autori si noterebbe, in genere, una tendenza all'aumento dell'indice di
massa corporea, ovvero si noterebbe un incremento della corpulenza; altri
Autori rileverebbero una situazione inversa, ovvero una
tendenza a mostrare una complessione corporea più magra (Eveleth e
Tanner, 1990; Malina, 1990); infine secondo Cernerud e Lindgren (1991) i
ragazzi di Stoccolma di 10 e 13 anni di età, di entrambi i sessi,
presenterebbero un BMI pressoché identico nei valori medi
confrontando le coorti nate negli anni 1933, 1943, 1953 e 1963. Per quanto
concerne i soggetti in crescita della Sardegna (7-10 anni) si rileva un
incremento dei valori del BMI per ciascun sesso in ogni classe
d’età.
Variabili |
Età |
Corda, (1935) |
Campionamento 1999-2000 |
||||||||
BMI* |
|
Maschi |
Femmine |
Maschi |
Femmine |
||||||
|
|
M |
|
M |
|
N |
M |
DS |
N |
M |
DS |
|
7± |
15,86 |
- |
14,83 |
- |
105 |
16,47 |
2,68 |
107 |
16,26 |
1,94 |
|
8± |
15,51 |
- |
15,19 |
- |
109 |
16,85 |
2,60 |
88 |
16,43 |
2,58 |
|
9± |
15,53 |
- |
15,57 |
- |
100 |
17,50 |
2,44 |
115 |
17,07 |
2,59 |
|
10± |
15,72 |
- |
16,16 |
- |
94 |
18,25 |
2,79 |
102 |
18,15 |
3,31 |
Tabella 10. Variazione dei valori medi del peso (kg), statura (cm), e BMI nei bambini della Città di Cagliari dal 1935 al 1999-2000. * BMI= Nei dati del 1935 è stato stimato dalle medie.
Table 10. BMI means values in Cagliari children measured in 1935 and 1999-2000. * BMI data are estimated from means in the 1935.
Urbanizzazione
e secular trend
E’ stato stimato che nel 2000 circa 3,2 miliardi di persone abbiano
vissuto in ambienti urbani. Dal
1800 al 2000 la popolazione mondiale avrebbe avuto un incremento pari a
6,4 volte, mentre la popolazione delle aree urbane avrebbe avuto un
incremento di 128 volte.
Questa vera e propria
rivoluzione della distribuzione delle popolazioni negli
ambienti di vita comporta delle profonde modificazioni non
solo in termini socio-economici, culturali e demografici
ma anche dal punto di vista dell'accrescimento e delle
caratteristiche antropometriche.
Nelle società
industrializzate è stata da tempo osservata sia
un'accelerazione nei ritmi d'accrescimento sia una statura
più elevata tra gli individui urbani
rispetto a quelli rurali (Gavrilovic, 1983; Eveleth e
Tanner, 1990; Greil, 1991; Demoulin, 1998). Questa differenza risulterebbe più marcata nei paesi
industrializzati economicamente meno avanzati (Bielicki e
Waliszko, 1991). Gli individui di estrazione urbana
sarebbero inoltre, rispetto a quelli rurali,
mediamente più alti e più longilinei (Greil, 1991).
Occorre comunque sottolineare che in un
recente studio su soggetti in accrescimento
(6-10 anni) di Sedilo e Sestu, due Comuni della Sardegna a differente
retroterra geografico, linguistico e rispettivamente classificati di tipologia
rurale e semi-urbana (ISTAT, 1986), non è stata rilevata nessuna
differenza statisticamente significativa in ogni classe d’età per
le seguenti variabili antropometriche: statura, statura da seduto, lunghezza
convenzionale dell’arto inferiore, diametro biacromiale, diametro
bicrestiliaco, perimetro minimo addominale, perimetro del bacino alla massima estensione,
perimetro del braccio, perimetro del polpaccio e indice di massa corporea.
Dato che l’indice di massa corporea
è considerato un buon indicatore dello stato nutrizionale, si deduce che
qualora i soggetti coevi siano in simili condizioni nutrizionali non esistano
tra gruppi di bambini sardi a differente tipologia urbana e rurale delle
differenze antropometriche statisticamente significative (Floris et al., 1999).
Segnaliamo che anche tra bambini urbani e non urbani della Città dell’Aquila
e della sua provincia non sono state trovate, in genere, differenze
statisticamente significative per delle variabili antropometriche (Toselli et
al., 1996; Toselli e Gruppioni, 2001).
Il secular trend è
la risultante di una serie complessa di fenomeni che
agiscono sull'adattabilità umana sia in termini
fenotipici sia microevolutivi (Wolanski, 1985; Susanne e Bodzsar, 1998).
Poiché lo sviluppo fisico dipende
dalla interazione tra substrato genetico ed ambiente, le differenze
riscontrate nelle variazioni secolari, sia nell'ambito di una stessa
popolazione sia tra le popolazioni, sono da ascrivere sia a
differenze dei loro "pool" genetici sia a
differenti condizioni ambientali (Gynesis, 1980; Floris e Sanna, 1998).
I fattori
influenzanti il secular trend
possono essere fondamentalmente individuati all’interno di 3
tipi di fenomeni (Wolanski, 1980):
1) cambiamenti nelle
condizioni di vita, che stimolano delle risposte di
adattamento fenotipico;
2) selezione differenziale nella
fecondità e nella mortalità, che favorisce gli
individui portatori di una certa caratteristica e che quindi conduce ad
una selezione differenziale delle frequenze genotipiche;
3) movimenti migratori, in quanto
è stato notato che i soggetti che immigrano in una data popolazione
sarebbero, in genere, portatori di tratti di pre-adattamento: migrazione direzionale. I
cambiamenti apportati dai flussi migratori sarebbero sia di
tipo biologico: apporto di nuovi geni, sia fenotipico: eterosi.
1) Cambiamenti nelle
condizioni di vita
Per quanto riguarda i cambiamenti nelle
condizioni di vita esiste una difficoltà oggettiva, considerata la
correlazione esistente tra le diverse variabili dei sistemi socio-economico-ambientali
(Furukawa, 1982), nell'individuare quale sia l'apporto dei singoli fattori
al fenomeno del secular trend (Olivier et al., 1977b; Facchini e
Gualdi-Russo, 1982; Floris e Sanna, 1998).
Tra le relative cause influenzanti il secular
trend
svolgerebbero una parte rilevante (Wolanski, 1980; Cetti et
al., 1988; Susanne e Bodzsar, 1998):
- i mutamenti nutrizionali
(soprattutto l'incremento dell'assunzione di proteine animali);
- le migliorate condizioni
del servizio sanitario e delle condizioni igieniche, contribuendo ad
abbreviare la durata delle malattie che inibiscono lo
sviluppo dell'organismo e che
incidono sullo sviluppo finale, svolgerebbero
un ruolo tra i più importanti nell'influenzare il secular trend;
- l'innalzamento dei
livelli culturali
ed educativi che diffondono una sempre più appropriata cura della prole.
Altri fattori messi in relazione con
cambiamenti nella distribuzione del peso alla nascita,
nell'accelerazione dei ritmi di accrescimento e del
conseguimento di maggiori dimensioni finali sono molteplici,
si possono tra gli altri citare: il reddito, l'ordine di genitura,
la riduzione del numero medio di figli per famiglia, l'età media
dei genitori alla nascita (25-32 anni per la madre e 30-35 anni per il padre)
(Wolanski, 1980, 1985; Demoulin, 1998).
2)
Selezione differenziale nella fecondità e nella
mortalità
La selezione per
fecondità e
mortalità differenziale tra individui bassi e alti,
questi ultimi risulterebbero essere solitamente meno fecondi,
rispetto ai bassi, ma con una maggiore capacità di raggiungere
l'età riproduttiva, svolgerebbe un ruolo nell'ambito
del fenomeno del secular trend (Wolanski, 1980).
La mortalità
e la fecondità differenziale a favore di individui più alti che,
nel passato, in condizioni di forte disagio socio-economico e di inadeguatezza
nutrizionale, avrebbero avuto maggiore difficoltà di sopravvivenza e
riproduzione rispetto a soggetti di minori dimensioni corporee (Masali e
Venturini, 1964; Wolanski, 1980; Olivier et al., 1979; Olivier, 1980; Facchini
e Gualdi Russo, 1982; Wolanski, 1988; Sobral, 1990; Floris e Sanna, 1998); la
riduzione della pressione selettiva sugli individui più alti e
longilinei che erano meno resistenti a malattie di tipo endemico e/o epidemico,
per esempio la tubercolosi (Olivier et al., 1979; Facchini e Gualdi Russo,
1982); la riduzione della mortalità perinatale ed infantile (Olivier,
1980; Wolanski, 1980; Sobral. 1990; Floris e Sanna, 1998) tenderebbero a
favorire un secular trend
positivo.
Diversi Autori hanno
suggerito che l’incremento secolare della statura sia strettamente
correlato con la mortalità perinatale ed infantile (Olivier, 1980;
Wolanski, 1988; Sobral, 1990; Floris e Sanna, 1998). La valutazione della
concordanza tra le variabili suddette è plausibile in quanto i tassi di
mortalità perinatale ed infantile sono considerati dei buoni indicatori
delle condizioni socio-economiche ed igieniche delle popolazioni (Corchia et
al., 1979; Cetti et al., 1989). Floris e Sanna
(1998) hanno riportato che la correlazione inversa tra tasso di
mortalità perinatale ed infantile ed incremento della statura dei
coscritti alla visita di leva (nati 1929-1965) è pari rispettivamente a
r=-0,9170 (g.l.=35, p<0,0001) ed r=-0,9505 (g.l.=35, p<0,0001).
3) Movimenti migratori
Un contributo al fenomeno del secular
trend
sembra sia apportato anche dai movimenti migratori, per flusso genico
da migrazione direzionale e per effetto fenotipico da
eterosi: la prole di genitori provenienti da cerchie
matrimoniali differenti (esogami) mostrerebbe l'effetto dell'eterosi (Hulse,
1957, 1981; Schreider, 1968; Nikityuk e Filippov, 1977;
Olivier et al., 1977b; Wolanski, 1978, 1980; Floris e Sanna, 1982). Alcuni Autori
reputano inesistente l'effetto da eterosi (Tanner, 1966;
Chiarelli, 1977; Helmuth, 1983; Henneberg e van den Berg, 1990;
Schmitt et al., 1991).
Comunque, risulta
estremamente difficile individuare quale sia il contributo dei singoli fattori
al secular trend, poiché
ciascuno di essi, sia genetico, sia ambientale, molto probabilmente ha
un’intensità variabile nel tempo e nello spazio, e quindi un
effetto variabile di interazione con questo complesso fenomeno (Facchini e
Gualdi Russo, 1982; Floris e Sanna, 1998).
In sintesi, alla
luce dei dati analizzati, pur nella diversità con cui il fenomeno
dell’incremento secolare si è manifestato in Italia nel tempo e
nello spazio, possiamo rilevare nell’ambito dei cambiamenti secolari
oltre che una accelerazione dei processi di maturazione e sviluppo, anche una
sostanziale modificazione delle dimensioni corporee e cefaliche delle
generazioni attuali rispetto a quelle precedenti coeve e dello stesso sesso. In
particolare, sembrerebbe potersi rilevare un rallentamento dell’incremento
staturale mentre il peso, nelle ultime decadi, aumenta notevolmente,
determinando un aumento della prevalenza del sovrappeso e
dell’obesità anche nei soggetti in accrescimento, prospettando
così l’insorgenza di un fenomeno preoccupante per i risvolti socio-sanitari
e per la vita di relazione dei soggetti affetti.
Occorre infine
rimarcare che risulta estremamente difficile poter valutare il fenomeno del secular
trend per l’Italia nel
suo complesso, in quanto la ricerca sull’argomento è frammentaria
in conseguenza oltre che della difficoltà di ottenere dei campioni
rappresentativi dell’intero Stato italiano, anche dalla cronica carenza
di risorse e dall’assenza di una progettualità di ricerca comune
del fenomeno. Pertanto sarebbe auspicabile programmare un’indagine
coordinata e di ampio respiro come quella condotta negli anni Settanta per
l’Ente Italiano della Moda (1979).
Ringraziamenti. Lavoro eseguito con i fondi M.U.R.S.T. 60%.
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