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La malnutrizione proteico-energetica nell’anziano: tecniche di analisi e applicazioni

 

Protein-energy malnutrition in the elderly: assessment techniques and applications

 

Roberto Buffa1, Elisabetta Marini1, Rosa Maria Mereu2, Paolo Francesco Putzu2, Giovanni Floris1

 

1Dipartimento di Biologia sperimentale, Sezione di Scienze antropologiche, Università di Cagliari, Italia.

2Divisione di Geriatria, Ospedale SS Trinità, ASL 8, Cagliari, Italia.

 

Per la corrispondenza: Prof. Elisabetta Marini. Dipartimento di Biologia sperimentale, Sezione di Scienze antropologiche, Cittadella Universitaria Monserrato, 09042 Monserrato (Cagliari), Italy. E-mail: emarini@unica.it

 

Parole chiave: Stato nutrizionale, Mini Nutritional Assessment, Malattia di Alzheimer.

 

Key words: Nutritional status, Mini Nutritional Assessment, Alzheimer’s disease.

 

Riassunto

Nei Paesi economicamente avanzati, la malnutrizione proteico-energetica (PEM) si manifesta quasi esclusivamente nella popolazione senile. Tale condizione è determinata da cause organiche, o da fattori di natura psicologica, sociale e culturale, e può indurre un incremento significativo della morbilità e della mortalità. La diagnosi corretta e tempestiva della PEM, seguita da adeguati interventi terapeutici e nutrizionali, produce significativi miglioramenti sulle condizioni generali del paziente.

Il presente lavoro offre una rassegna dei principali strumenti multi-dimensionali per la valutazione dello stato nutrizionale nell’anziano, con particolare riferimento al Mini Nutritional Assessment (MNA). Viene inoltre presentata una rassegna della letteratura specifica riguardante le applicazioni di tale metodica nella malattia di Alzheimer (AD), con la presentazione di dati inediti relativi alla condizione di malnutrizione in un campione di pazienti AD in stadio lieve-moderato.

 

Abstract

In economically advanced countries, protein-energy malnutrition (PEM) occurs almost exclusively in the elderly. This condition, caused by organic disturbances or by psychological, social and cultural factors, can lead to a significant increase of morbidity and mortality. The correct and timely diagnosis of PEM, followed by adequate therapeutic and nutritional interventions, results in a significant improvement of the general condition of the patient. This paper reviews the principal multi-dimensional tools to assess nutritional status in the elderly, with particular reference to the Mini Nutritional Assessment (MNA). It also reviews the specific literature on applications of this method to Alzheimer’s Disease (AD) and presents unpublished data concerning malnutrition in a sample of patients with mild-moderate AD.

 

Introduzione

L’invecchiamento è normalmente associato a una riduzione dell’appetito e degli apporti nutrizionali, condizione definita con il termine di anoressia fisiologica (Morley, 1996). Tale fenomeno ha un’eziologia multifattoriale, in parte inesplorata, che predispone alla malnutrizione.

La riduzione dell’appetito è parzialmente dovuta alla precoce sensazione di sazietà, che si realizza negli anziani a causa di modificazioni anatomico-funzionali dello stomaco (Morley, 2001), e di variazioni nella concentrazione di alcuni ormoni implicati nel controllo dell'appetito. è stato infatti osservato un aumento nei livelli di colecistochina, e, negli uomini, un aumento dei livelli ematici di leptina (Morley, 2001).

La diminuzione della sensibilità gustativa (ipogeusia) e olfattoria (iposmia), insieme ai disordini del gusto (disgeusia) e dell’olfatto (disosmia), concorrono a determinare l'anoressia dell'anziano (Schiffman, 1997). La ridotta acuità visiva e uditiva, unita alle patologie che condizionano la motilità, limitano inoltre la predisposizione a elaborare i pasti (Garry, 1994), mentre i problemi dentali riducono la possibilità di masticazione (Donini et al., 2003a).

Anche le condizioni di disagio sociale e psicologico in cui spesso versa la popolazione senile costituiscono fattori rilevanza eziologica per il deficit nutrizionale dell’anziano (Morley e Kraenzle, 1994).

Il trattamento farmacologico delle patologie croniche, infine, può avere un effetto anoressizzante e aumentare il rischio di malnutrizione (Salvà e Pera, 2001).

Per l’interazione tra i fattori citati, la malnutrizione proteico-energetica (PEM) è una condizione prevalente nella popolazione anziana. Gli studi epidemiologici mostrano che il rischio di malnutrizione è piuttosto basso (0-6%) negli anziani autosufficienti, diviene elevato (10-30%) tra i pazienti istituzionalizzati e tra i pazienti che ricevono assistenza pubblica domiciliare (fino al 50%), raggiunge proporzioni epidemiche negli individui affetti da patologie acute (Finch et al., 1998; Guigoz et al., 2002; Ruiz-Lopez et al., 2003; Saletti et al., 2005).

La prevenzione e il trattamento della malnutrizione sono obiettivi primari nella medicina geriatrica. Le conseguenze cliniche di tale condizione hanno un impatto considerevole sulla qualità della vita e comportano elevati costi sociali (Stechmiller, 2003). Indagini epidemiologiche hanno dimostrato un significativo incremento della morbilità e della mortalità in caso di malnutrizione (Kagansky et al., 2005; Van Nes et al., 2001). E’ stato inoltre osservato che la malnutrizione costituisce un fattore predittivo rilevante per la sindrome della fragilità dell’anziano (Morley et al., 1999).

 

La diagnosi della malnutrizione proteico-energetica nell’anziano

Malgrado la PEM costituisca un problema significativo per la salute generale dell’anziano, tale condizione clinica non viene spesso riconosciuta dagli operatori sanitari (Nursal et al., 2005). Di contro, l’individuazione precoce delle situazioni a rischio consente di ridurre le conseguenze negative della malnutrizione, attraverso l’elaborazione di opportune strategie di sostegno e integrazione nutrizionale (Hudgens et al., 2004).

La letteratura specifica fornisce varie metodiche multi-dimensionali di valutazione dello stato nutrizionale.

 

Subjective Global Assessment (SGA)

La tecnica prevede l’analisi dei dati anamnestici del paziente, relativamente alle modificazioni ponderali, alle variazioni degli apporti alimentari, ai sintomi gastrointestinali (Detsky et al., 1987). Essa prevede inoltre la valutazione clinica di alcuni segni di malnutrizione, quali la perdita di massa sottocutanea e muscolare. Il metodo discrimina i pazienti ben nutriti, da quelli moderatamente malnutriti, o severamente malnutriti.

 

Sadness, Cholesterol, Albumin, Loss of weigth, Eating problems, Shopping problems or inability to preparate a meal (SCALES)

Il protocollo prevede la raccolta di dati socio-comportamentali, antropometrici (variazioni ponderali), nutrizionali (abitudini alimentari), e biochimici (colesterolemia, albuminemia) (Morley e Miller, 1992). Lo stato psicologico del paziente viene valutato attraverso il test Geriatric Depression Scale (Sheikh e Yesavage, 1986).

 

Geriatric Nutritional Risk Index (GNRI)

è uno strumento diagnostico che utilizza un’equazione predittiva ispirata alla formula di Lorentz (Peso teorico (Kg) = statura (cm) - 100 - [statura (cm) - 150] / 4, negli uomini; / 2, nelle donne) (Bouillanne et al., 2005). Le variabili introdotte nel modello sono il peso, il peso ideale, e l’albuminemia. Per il GNRI sono stati elaborati cut-off specifici per i vari livelli di malnutrizione.

 

Nutrition Risk Score (NRS)

È un test a 19 domande, che utilizza come indicatori la perdita di peso negli ultimi 3 mesi, il Body Mass Index (BMI, kg/m2), variabili relative all’apporto alimentare, e alcuni fattori di stress e malattia (Reilly et al., 1995).

 

Nutrition Screening Initiative (NSI)

È un protocollo di valutazione nutrizionale che si articola su tre livelli di complessità (Sahyoun, 1999). Il test di primo livello, denominato Determine (Determine Your Nutritional Health Checklist), può essere auto-somministrato, e ha una funzione informativa, tesa a indirizzare il paziente verso un più adeguato comportamento alimentare. Il test di secondo livello (Level I Screen) è uno strumento di screening utilizzato dagli operatori sociali; il terzo (Level II Screen) fornisce informazioni più specifiche sullo stato nutrizionale, e può essere somministrato solo da personale medico qualificato.

 

Nutritional Risk Assessment Scale (NuRAS)

Il metodo comprende 12 domande riguardanti l’anamnesi per i disturbi gastro-intestinali e per le malattie croniche, le variazioni ponderali e dell’appetito, la motilità, alcuni aspetti psicologici e cognitivi, le abitudini di vita (Nikolaus et al., 1995).

 

Mini Nutritional Assessment (MNA)

È lo strumento più utilizzato per la valutazione nutrizionale nel paziente geriatrico (Guigoz et al., 1994; Guigoz et al., 1996; Rubenstein, 1998).

La metodica si caratterizza per la non-invasività, la semplicità d’uso e l’economicità. Il protocollo è raccomandato dalla European Society of Parenteral and Enteral Nutrition (Kondrup et al., 2003), dal Programme National Nutrition Santé francese (Hasselmann e Alix, 2003), e in Italia dalle linee guida per la valutazione della malnutrizione nell’anziano (Bissoli et al., 2001). Secondo Nourhashemi et al. (1999) il MNA è un indicatore di malnutrizione più sensibile della albuminemia. La versione completa del test, fornita in varie lingue, è reperibile on-line (Nestlè Nutrition Insitute).

Il MNA è di semplice realizzazione e può essere completato in circa 10 minuti. Il test consiste nella compilazione di un questionario di 18 domande, ripartite in tre ambiti: antropometria; alimentazione; stato cognitivo e disabilità.

La tecnica si articola in due fasi. La fase preliminare (screening) utilizza 6 variabili e prevede un punteggio massimo di 14 punti. Un punteggio pari a 12, o superiore, indica uno stato nutrizionale soddisfacente. In questo caso non è necessario proseguire con l’accertamento. La seconda fase (assessment) consta di 12 domande e prevede un punteggio massimo di 16 punti. Il punteggio finale del test consiste nella somma dei valori ottenuti nelle due sezioni. Un valore inferiore a 17 è rappresentativo di malnutrizione, un valore compreso tra 17 e 23,5 è indicativo di rischio di malnutrizione, un valore superiore o uguale a 24, indica uno stato nutrizionale nella norma.

La tecnica del MNA è stata messa a punto e validata per confronto con differenti marcatori nutrizionali (variabili antropometriche e indicatori biochimici) (Guigoz et al., 1994). La sensibilità e la specificità nel rivelare gli stati di malnutrizione risultano rispettivamente del 96% e del 98% (Vellas et al., 1999). Il livello di reliability (R) del MNA è uguale 0,89 (Bleda et al., 2002).

Il metodo si è dimostrato utile nel monitoraggio delle variazioni dello stato nutrizionale e nella valutazione degli effetti degli interventi terapeutici (Barone et al., 2003; Gil Gregorio et al., 2003). Il MNA è risultato correlato negativamente sia con la durata del ricovero (Kyle et al., 2005), sia con i costi delle prestazioni ospedaliere (Quadri et al., 1998). Si è inoltre dimostrato un valido predittore di morbilità e mortalità a breve e lungo termine nei pazienti ospedalizzati (Persson et al., 2002).

La versatilità della tecnica è stata verificata in popolazioni differenti, tra cui quella spagnola (Rubenstein et al., 2001), americana (Rubenstein et al., 2001), australiana (Visvanathan et al., 2004), coreana (Kim et al., 2000), italiana (Donini et al., 2003b), estone (Saava et al., 2002), di Taiwan (Tsai et al., 2004), finlandese (Soini et al., 2004), giapponese (Kuzuya et al., 2005), cilena (Urteaga et al., 2001) e brasiliana (Alves de Rezende et al., 2005).

Le ricerche applicative hanno riguardato condizioni patologiche di tipo acuto (Ranhoff et al., 2005), cronico (Turnbull e Sinclair, 2002), tumorale (Read et al., 2005), e in particolar modo le demenze senili (Nourhashemi et al., 1999).

 

Il mini nutritional assessment nella malattia di Alzheimer

La malattia di Alzheimer (AD) è caratterizzata da variazioni dello stato nutrizionale, che comportano significative riduzioni di peso (Gillette-Guyonnet et al., 2000; Vellas et al., 2005; White et al., 1996, 1998).

L’analisi dello stato dell’arte mostra che i pazienti Alzheimer presentano valori di MNA indicativi di rischio di malnutrizione o di malnutrizione conclamata. Balardy et al., (2003) trovano che il 77,2% dei pazienti presenta un MNA < 24. McGrath et al. (2001) rilevano uno score ridotto in pazienti AD rispetto ai controlli, anche in assenza di differenze significative per il BMI.

La riduzione del MNA appare fin dai primi stadi della malattia, come indicano i risultati preliminari di un’indagine da noi realizzata su un campione di pazienti in stadio lieve-moderato. Il gruppo esaminato è costituito da 50 individui (35 donne e 15 uomini), di età compresa fra 60 e 90 anni, in cura presso la Divisione di Geriatria dell’Ospedale SS Trinità (ASL 8, Cagliari, Italia). La diagnosi è stata effettuata in base ai criteri DSM IV e NINDS-ADRDA (National Institute of Neurological Disorders and Stroke – Alzheimer’s Disease and Related Disorders Associations). Il grado di progressione della demenza è stato classificato mediante la scala CDR (Clinical Dementia Rating); sono stati inclusi nel campione i pazienti in stadio CDR 1 e CDR 2. In accordo con le procedure antropometriche standard (Lohman et al., 1988), sono state rilevate 10 misure corporee (statura, peso, diametro omerale e femorale, perimetro brachiale e del polpaccio, plica del tricipite, sottoscapolare, sopraspinale, e del polpaccio); è stata successivamente applicata la tecnica antropometrica del somatotipo (Heath e Carter, 1967).

Come appare nella tabella 1, i pazienti che presentano una condizione a rischio di malnutrizione o di malnutrizione conclamata (MNA < 24) sono pari al 77,2% nelle donne e al 60,0% negli uomini. Il dato relativo alla valutazione nutrizionale concorda con i risultati dell’analisi del somatotipo, che mostrano una tendenza significativa alla ectomorfia (componente rappresentativa della linearità del fisico) (Buffa et al., 2007).

 

 

Nutrizione soddisfacente

(MNA 24)

Rischio di malnutrizione

( 17 MNA < 24)

Malnutrizione

(MNA < 17)

MNA

N

%

N

%

N

%

Media

Donne

8

22,85

24

68,57

3

8,58

21,91

Uomini

6

40,00

7

46,66

2

13,34

21,54

Tabella 1. Stato nutrizionale, valutato con il MNA (Mini Nutritional Assessment), in un campione di pazienti Alzheimer. N- frequenza assoluta; %- frequenza percentuale.

Table 1. Nutritional status, assessed with the MNA (Mini Nutritional Assessment), in a sample of Alzheimer patients. N - absolute frequency; % - percentage frequency.

 

Varie indagini hanno mostrato che il grado di malnutrizione si accentua con la progressione della demenza, con l’aggravarsi dei disturbi comportamentali e psicologici, e con il grado di stress dei prestatori di cure (Brocker et al., 2003; Dumont et al., 2005; Guerin et al., 2005a; Vellas et al., 2005). Ad esempio, il MNA risulta pari a 19,9 in un campione di 143 pazienti con uno score medio per il MMSE (Mini Mental State Examination, Folstein et al., 1975) di 12,8 (Balardy et al., 2003), e pari a 24,8 in un campione di 394 pazienti con un MMSE di 17,2 (Guerin et al., 2005b). Inoltre, una rapida compromissione cognitiva è maggiore tra i soggetti a rischio di malnutrizione, rispetto a quelli ben nutriti (Vellas et al., 2005).

L’individuazione di una significativa associazione fra MNA e stadio della malattia ha favorito l’applicazione della tecnica per valutare l’efficacia degli interventi terapeutici. Recenti indagini condotte da Cortes et al. (2005) e da Rondanelli et al. (2006) hanno confermato la validità del MNA nel follow-up dei pazienti affetti da malattia di Alzheimer sottoposti a trattamento farmacologico. Il Mini Nutritional Assessment si è dimostrato utile anche nel monitoraggio dei pazienti AD sottoposti a programmi di supporto nutrizionale. In uno studio realizzato da Lauque et al. (2004), le variazioni del MNA a tre e sei mesi sono risultate concordi con l’incremento ponderale della FFM valutato con tecnica DXA (Dual energy X-ray Absorptiometry). Riviere et al. (2001) hanno dimostrato che i programmi educativi di intervento nutrizionale per i prestatori di cure possono avere benefici effetti sullo stato nutrizionale, monitorato con il MNA, e sulla funzione cognitiva dei pazienti. Rolland et al. (2000), infine, hanno applicato la tecnica del MNA per valutare il miglioramento dello stato nutrizionale nei pazienti AD sottoposti ad un programma mirato di attività motoria.

 

Conclusioni

            L’esame della letteratura specifica conferma l’utilità delle tecniche multi-dimensionali per la diagnosi della PEM, una condizione prevalente nella popolazione senile. Il Mini Nutritional Assessment, in particolare, si dimostra un valido strumento di valutazione, sia per le caratteristiche di versatilità, sia per l’alto livello di sensibilità e specificità. Il suo utilizzo routinario è raccomandato per il monitoraggio delle variazioni fisiologiche dell’anziano, e in malattie come l’Alzheimer, dove lo stato nutrizionale rappresenta un fattore di rilevante interesse prognostico.

 

Ringraziamenti. Lavoro realizzato con i fondi 60% e PRIN 2005.

 

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